8 marzo: sciopero generale per i diritti delle donne

Foto: Facebook “Non una di Meno”

L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, sarà segnato da un’ampia protesta in Italia, con la maggior parte delle sigle sindacali italiane tra cui FLC CGIL, SLAI COBAS, ADL COBAS, COBAS USB, COBAS SUB, OSP FAISA CISAL, USI CIT, CLAP, SI COBAS, CUB Trasporti, UITRASPORTI, USI 1912, FLAEI CISL e UILTEC UIL che hanno proclamato uno sciopero generale.

Questa mobilitazione sarà affiancata anche dal movimento trasfemminista “Non una di meno, che invita le donne a partecipare attivamente alla protesta. Il movimento ha espresso l’intento di combattere la violenza patriarcale in tutte le sue forme, auspicando un blocco della produzione in svariati ambiti della società, inclusi luoghi di lavoro, scuole, università, supermercati e spazi pubblici.
Le motivazioni dietro questa iniziativa sono molteplici, come dichiarato dai sindacati di base nei loro volantini.

Lo sciopero si configura come una presa di posizione contro ogni forma di violenza e discriminazione, inclusa quella salariale e di ruolo, nonché contro le spese militari e a favore di servizi pubblici di qualità, lavoro stabile, riconoscimento del lavoro di cura, aumento salariale in linea con il costo della vita, salute e sicurezza, e lo stato sociale.
In particolare, l’appello per lo sciopero trasfemminista “Non una di meno”, sottolinea le criticità nel settore sociale e nei servizi essenziali. Le lavoratrici e i lavoratori del sociale, insieme a persone LGBTQ+, migranti, persone con disabilità e utenti dei servizi, denunciano lo sfruttamento, la precarietà e la carenza dei servizi promossi dalle istituzioni, enti committenti e grandi fondazioni.

La protesta prende di mira i continui tagli al welfare, le esternalizzazioni e l’aziendalizzazione del settore, che creano condizioni di lavoro instabili e mettono a rischio sia l’occupazione sia l’erogazione dei servizi. Si chiede il riconoscimento del lavoro sociale e di cura, la fine del lavoro precario e salari dignitosi. Si evidenziano le difficoltà causate dai tagli ai servizi, che spesso scaricano il carico del lavoro di cura sulle famiglie e sulle donne in particolare, senza riconoscimento né retribuzione.
Tra le richieste principali dello sciopero vi sono la lotta alla precarietà, la riduzione degli orari di lavoro e la difesa dei diritti dei lavoratori, evidenziando la necessità di un welfare universale, laico e anti-abilista, che risponda ai bisogni delle persone. La protesta si estende anche ad altri campi, come testimoniato dalle critiche al rinnovo del contratto delle cooperative sociali e al ricatto del permesso di soggiorno.
Lo sciopero trasfemminista si configura quindi come un’azione complessiva per rivendicare dignità, giustizia e diritti per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, esprimendo la volontà di non accettare più condizioni di sfruttamento e discriminazione.

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