Qualche giorno fa si è celebrata, o addirittura “festeggiata”, la Giornata internazionale dei diritti della donna.
Per celebrare al meglio questa giornata, ormai fatta di ipocrite valorizzazioni della donna nella società, ho deciso di consigliarvi un testo fondamentale: Amore e rivoluzione, idee di una comunista sessualmente emancipata di Aleksandra M. Kollontaj edito da Redstarpress.
Prima di parlare del testo occorre fare una breve biografia dell’autrice. Aleksandra Kollontaj è stata una rivoluzionaria russa marxista e femminista, ma soprattutto è stata la prima donna nella storia a ricoprire la carica di ministro.
La Kollontaj si dimostrò immediatamente contraria alle imposizioni patriarcali, infatti rifiutò il matrimonio che la famiglia aveva organizzato per lei, dimostrando subito il suo carattere determinato.
In questo breve ma efficace testo, si legge tutto lo spirito della Kollontaj ma soprattutto emergono le sue idee, contemporanee più che mai.
Vengono affrontati tutti i temi cari alla sinistra rivoluzionaria: il divorzio, le battaglie di affermazione dei diritti delle donne, l’aborto, ecc.
Nel testo la Kollontaj inizialmente racconta della propria vita, del percorso che l’ha portata a ribellarsi alle imposizioni sociali dettate dalla famiglia, successivamente passa a descrivere come le donne riusciranno ad acquisire quelle libertà e quei diritti che hanno sempre reclamato.
Il raggiungimento dello scopo si delinea attraverso la messa in pratica del modello di Stato descritto ne La Repubblica di Platone: uno Stato che si occupa della crescita dei figli, dall’educazione scolastica a quella sentimentale, della cura dei più fragili. Ma, a differenza del filosofo che aveva teorizzato questo sistema per crescere la futura classe dirigente senza avere ingerenze che potessero contaminare il loro essere, la Kollontaj ritiene questo sistema propedeutico all’affermazione della donna. Non occupandosi della crescita dei figli, che sono figli della patria, o della cura degli anziani, la donna ha modo e tempo di affermare se stessa occupandosi di politica o coltivando i propri interessi.
Nel testo avviene la sistematizzazione e l’organizzazione del modello di Stato socialista.
Inoltre viene affermato un altro concetto: nello Stato comunista c’è la condivisione di tutto, dai mezzi di sostentamento all’amore. Anche il sentimento viene messo “in comune”, la libertà sessuale viene declinata come mezzo per l’emancipazione della donna che, non essendo legata ad un uomo per sempre, sarà libera da legami e dunque da obblighi.
Un ultimo aspetto da sottolineare del testo, è la contrapposizione tra le rivoluzionarie marxiste e le cosiddette “suffragette”: ovviamente la differenza è sostanziale perché mentre le suffragette rivendicano i diritti in quanto donne ma mantenendo i privilegi dati dalla classe sociale di appartenenza, le donne socialiste chiedono l’abolizione dei diritti derivanti dalla nascita e dalla ricchezza, per la donna socialista non ha importanza sapere se il suo padrone e una donna o un uomo.
Infine vorrei ricordare alle donne che usano il termine “femminista” con accezione negativa, che proprio grazie alle donne come la Kollontaj noi tutte oggi godiamo di diritti che prima erano impossibili: il diritto al voto, all’iscrizione all’università, al divorzio, all’aborto, a guidare un veicolo, a svolgere tutti i mestieri, ecc.
Il femminismo non è, come erroneamente si pensa, l’affermazione della superiorità della donna nei confronti dell’uomo, il femminismo non può essere l’introduzione delle “quote rosa” nella politica come nelle aziende, il femminismo non è fare delle leggi che obbligano le amministrazioni o enti ad assumere una percentuale di donne.
Il femminismo è pretendere la parità salariale, è pretendere gli asili nido per tutti/e, è pretendere un’educazione sessuale/ sentimentale nelle scuole, è pretendere assistenza gratuita verso gli anziani, il femminismo è affermare che uomini e donne sono uguali in diritti e doveri, femminismo è lottare affinché tutto ciò si realizzi.
Le mimose lasciamole sugli alberi e cominciamo a donarci rispetto.
Ogni speciale, distinta forma di lavoro tra le donne della classe lavoratrice è semplicemente un modo per aumentare la coscienza delle lavoratrici e avvicinarle alle fila di quelli che combattono per un futuro migliore. Il Giorno della Donna e il lento, meticoloso lavoro condotto per elevare l’auto-coscienza della donna lavoratrice, stanno servendo la causa non della divisione, quanto dell’unione della classe operaia.
Lasciate che un sentimento allegro del servire la causa comune della classe operaia e di lottare simultaneamente per l’emancipazione femminile ispiri le lavoratrici a unirsi alle celebrazioni per il Giorno della Donna.