Una bottiglia nel mare: consigli di lettura.Venne alla spiaggia un assassino di Elena Stancarelli

Barbara Bria

, Life Style

Il primo consiglio di lettura dell’anno è uno dei più bei libri letti nel 2022, Venne alla spiaggia un assassino della giornalista Elena Stancarelli, edito da La nave di Teseo.

Questo saggio racconta l’esperienza della giornalista come inviata sulle barche delle ONG che da alleate dei governi diventano nemiche degli stessi, rappresentando addirittura un pericolo.

Il testo nasce ed è strutturato come diario di bordo, nel quale si alternano vicende legate alla politica nazionale (firma di decreti sicurezza, abolizione di Mare nostrum, cronologia di alcune vicende, ecc.) a fatti di carattere prettamente personale. In questo saggio la Stancarelli ammette che ad un certo punto, dopo aver dato la sua disponibilità come inviata, crede di star facendo una cosa sbagliata per se stessa, un’esperienza che non ha mai fatto e per la quale prova paura. Ma nonostante tutto questo si decide comunque a partire perché convinta che sia una cosa giusta, anche se difficile per se stessa.

Quello della Stancarelli è un racconto, in presa diretta, delle difficoltà che hanno queste donne e questi uomini che decidono di abbandonare il proprio “porto sicuro” per salvare altre vite umane. Donne e uomini che fanno tutto questo senza alcun tornaconto personale, che anzi spesso devono affrontare le critiche e le aggressioni da parte della società e Istituzioni. Donne e uomini che sono disposti anche ad andare contro leggi ingiuste pur di salvare e portare al sicuro vite umane.

Un racconto fatto di dettagli riguardanti l’organizzazione pratica dei soccorsi, del coordinamento a bordo della nave e delle difficoltà ad essa correlate, ma anche un racconto di denuncia dell’inadeguatezza delle leggi nei confronti del fenomeno dell’immigrazione e della politica completamente sorda.

Un’attenzione particolare occorre dare nella lettura del capitolo (pagina 50) riguardante l’intervista che la Stancarelli fa a Giorgia Linardi, portavoce della Sea-Watch3 nel gennaio 2019. 

In questa intervista, oltre che sottolineare le inadeguatezze delle Istituzioni italiane di quel periodo, vengono riportati racconti agghiaccianti fatti da alcune donne salvate dalla ONG, racconti dell’orrore che avvengono dall’altra parte del Mediterraneo.

Insomma, un saggio fondamentale per chi, come me, vuole approfondire la tematica ma soprattutto per chi crede ancora che le ONG siano “i taxi del mare” o che i migranti siano degli incoscienti.

“Nella nostra cultura lo straniero è sacro. Va trattato con onore, perché maltrattarlo porta sfortuna. Non accogliere chi bussa alla tua porta pregiudica la tua amicizia col dio.(…)

Ogni volta che qualcuno entra in un porto e sbarca, arriva in una città e si avvicina a una casa, ogni volta che un uomo calpesta la terra straniera, qualcuno lo nutre, lo ospita, lo lava. Non come fosse uno qualsiasi, ma come un re. Perché è straniero, e quindi l’ospite per eccellenza. In greco per dire “straniero” e “ospite” si usa la stessa parola, xenos.

Il naufrago e lo straniero condividono il mistero della loro biografia. Non puoi sapere chi è l’uomo che arriva da un’altra terra, che storia ha la donna che afferri per i capelli per issarla un gommone di salvataggio. Forse un giorno scoprirà la medicina che salverà tuo figlio colpito da una malattia fino a quel momento incurabile, oppure, ubriaca, investirà la donna di cui sei innamorato, uccidendola. Non hai a disposizione un volto, un odore, non puoi controllare i suoi abiti, non sai che lingua parli. Non puoi scegliere. È un essere umano: lo accogli, lo salvi. Perché così si fa.”

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