Si avvicina il giorno della giornata mondiale contro la violenza di genere. Siamo nel 2020 ed ancora non è stato ben compreso il sacrosanto diritto al rispetto.
Aumentano le mattanze di donne in ogni parte del mondo e ciò è quanto di più vergognoso possa esserci. La prevaricazione di chi crede di poter giudicare, punire, offendere, ammazzare per colpe che non esistono. Vigliaccheria di persona, e tramite social, in un’epoca che pare sia rimasta al medioevo. Il delitto d’onore, abolito solo da qualche anno, si riversa comunque nei pregiudizi, nella cafoneria, nella bocca di crede di essere superiore. Ma a chi?
L’etica sventolata su falsi pulpiti, l’indignazione incomprensibile, i giudizi non richiesti fanno sì che, ancora oggi, delle persone vengano messe alla gogna con comportamenti persecutori.
Se il termine “vergogna”, deve essere usato, che lo si usi in merito ai carnefici. Il ruolo della donna, che ancora fa fatica a farsi apprezzare appieno in ogni ambito, deve essere aiutato. Il pudore, le capacità femminili non possono essere giudicate dalla lunghezza di una gonna. Il compito importante che una madre dovrebbe assumere: educare i figli al rispetto, al silenzio, ad essere esseri Umani, degni di questo aggettivo. La scuola, i media devono continuare con le campagne di sensibilizzazione. Le pene devono essere dure. Lo scherno, dei bulli e delle bulle, fa ridere solo chi apre la bocca, i mentecatti, gli immaturi.
Colpire l’anima o un corpo, dovrebbe far pensare a quanto non si sia ancora in grado di riflettere, di attendere quel minuto che eviterebbe tanto dolore. Ogni persona ha diritto alla sua libertà e pare assurdo che ancora oggi bisogna ribadirlo.
Tante saranno le manifestazioni di solidarietà, i racconti di violenza vissuta, che, però, nella realtà, ancora non portano agli effetti desiderati. Ognuno si crede portatore di verità assolute e dispensatore di morale, anche circa le vite altrui. I social svolgono una parte importante, perché usati spesso nel peggiore dei modi: quello che si pensa, viene digitato con velocità immediata, creando una vera e propria catena di odio. Il dare una notizia, spesso specificando cose evitabili, deve invece sempre salvaguardare l’immagine e la dignità della persona, ma pare che questo non sempre venga preso in considerazione, pur di urlare alle streghe.
25 novembre, ancora una volta. 25 novembre di scarpette rosse, di sangue versato. Piccoli individui che eliminano persone. Noi non ci stiamo. Denunciate, ché la denuncia non è volgare spettacolarizzazione del dolore, ma una richiesta di aiuto.
Vogliamo più comunità, più istituzioni, più leggi. Per non farla franca.
Foto di nonmisvegliate da Pixabay