Il Presidente che piace a Confindustria, sindacati, mondo cattolico e destra reazionaria. Sarà realmente la scelta giusta?

Uno che piace contemporaneamente a Chiesa, Confindustria e sindacati, oltre alla destra reazionaria, non può essere un buon Presidente del Consiglio, necessariamente di parte. O sei a favore dei diritti sociali o sei contrario, in mezzo solo lo scempio di una classe politica che sta suonando la messa da Requiem alla propria dignità.

Si sta per aprire una stagione di grande disagio sociale che va prontamente intercettato, costruendo un punto di aggregazione politico e sociale da parte di chi si pone il problema dell’alternativa al liberismo e ai poli politici esistenti.

Una cosa è certa: tutti i governi di Unità Nazionale che si sono avuti nel nostro paese sono stati un grosso danno per le classi lavoratrici, sulle quali ricadranno le garanzie da dare all’Europa affinché eroghi i soldi del Recovery.

In tutto questo possibile scenario, in cui Renzi è stato utilizzato ma dove ha rappresentato la volontà di molti, partito democratico in testa, fanno specie le parole di Landini che da segretario CGIL ha sottolineato Draghi come una scelta utile, quando invece rappresenta un pericolo gravissimo in un momento in cui bisogna fare fronte al nuovo governo di Confindustria.

La persistenza della pandemia, la distinzione tra debito buono e cattivo, la disoccupazione esistente e quella che si produrrà, e che non sarà sostenuta dal “debito cattivo”, impongono scelte decise nei confronti di una mobilitazione generale e generazionale, unico e ultimo strumento rimasto per contrastare l’ennesima stagione di austerità.

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