Lotta al razzismo e al patriarcato in Bolivia. Sabina Orellana Cruz è Ministra della cultura

Roberta Bria

, Attualità

Durante la storia della Bolivia, il ruolo della donna nella società è stato sempre marginale rispetto a quello degli uomini, conducendo le donne ad avere difficoltà nel riconoscimento dei diritti fondamentali e delle pari opportunità.

Ancora oggi persiste una cultura maschilista che le sottomette alle decisioni e molte volte alle violenze, non solo psicologiche, da parte degli uomini della famiglia. Ci sono alcune donne boliviane che si sono distinte come Bartolina Sisa, Juana Azurduy de Padilla, Adela Zamudio. Negli ultimi anni le donne sono riuscite a raggiungere, con estrema difficoltà, dei traguardi in ambito di diritti, uguaglianze e di attivismo.

L’ultimo meraviglioso traguardo raggiunto, non solo per le donne boliviane ma per tutte noi, è di Sabina Orellana Cruz.

Il presidente Luis Arce, che ha vinto le elezioni di ottobre in Bolivia, ha deciso di ripristinare il Ministero delle Culture e del Turismo. Ha inoltre cambiato il nome e attribuito nuove funzioni al Ministero, che si chiamerà Ministero delle Culture, della Decolonizzazione e Depatriarcalizzazione, che vede Sabina Orellana Cruz alla guida del suddetto ministero.

Indigena di etnia quechua (l’insieme di comunità originarie unite dall’utilizzo della lingua omonima) e femminista, è dirigente della Confederazione Nazionale delle Donne Campesine, Originarie e Indigene della Bolivia, prima organizzazione di rappresentanza delle donne contadine delle aree rurali del Sudamerica, creata con lo scopo di renderle partecipi dei processi decisionali e politici.

Uno dei suoi primi compiti sarà quello di valorizzare il significato originario della “Wiphala”, bandiera simbolo di tutti i popoli Nativi che vivono nei territori andini, che il governo suprematista bianco e fondamentalista evangelico aveva proibito.

“La fine del razzismo è responsabilità di tutti, muovendosi verso una convivenza pacifica in cui nessuno vede una donna o un uomo inferiore per essere diversi, siamo diversi come i colori della nostra wiphala”.

La sua sarà una lotta al razzismo e alla cultura patriarcale presenti nel paese dopo l’avvento del potere di estrema destra, inoltre ha annunciato che partiranno delle indagini per violenza e razzismo, verificatisi durante il governo transitorio.

È una bella pagina di storia che si scrive per la Bolivia, per tutte le donne oppresse e non valorizzate, calpestate nella dignità e umiliate dal potere maschile, che molto spesso è incontrollabile.

Tutte noi dovremmo guardare a queste meravigliose storie con la consapevolezza che, anche da noi in Italia, è ancora troppo poco il rumore che stiamo facendo. È ancora troppo poco l’urlo che stiamo dando, è ancora troppo poca la lotta che stiamo attuando. Dobbiamo alzarci, ogni giorno, con la convinzione che dobbiamo lottare, che non dobbiamo mai abbassare la guardia, mai permettere a nessuno di calpestarci e di umiliarci, qualsiasi siano i modi e i mezzi.

Donne come la Cruz devono spingerci e convincerci, con più forza, che la lotta non finisce mai, che dobbiamo ancora continuare ad alzare i pugni al cielo.

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