Ex Ilva, i fondi dei Riva dirottati per altri scopi

Nel decreto Milleproroghe i fondi sequestrati alla famiglia Riva e riservati alle bonifiche per le aree inquinate vengono dirottati per altri scopi. I fondi, 575 milioni, acquisiti dell’Ilva in As, saranno utilizzati per la decarbonizzazione ed elettrificazione del ciclo. Nello specifico 450 milioni andranno all’attuazione del piano ambientale e di tutela sanitaria e 190 milioni alla bonifica del sito siderurgico di Taranto e della connessa centrale termoelettrica.

L’Onorevole Gianpaolo Cassese, del Movimento 5 Stelle ha criticato fortemente il provvedimento. “Con il Milleproroghe si sottraggono importanti risorse alle finalità di bonifica e ripristino, già previste dalle precedenti disposizioni legislative, per destinarle agli investimenti nel ciclo produttivo dell’acciaio, spacciandoli per progetti di decarbonizzazione. Tradotto – commenta l’onorevole – anziché finanziare gli investimenti produttivi con risorse proprie o mediante i fondi del PNRR e del programma Next Generation EU, Acciaierie d’Italia si fa finanziare dal Governo attingendo alle risorse destinate alle bonifiche che la città di Taranto e il territorio tutto attende da anni. Bonifiche che resteranno prive di coperture finanziarie”,

“Dalla relazione illustrativa del decreto infatti si calcola, – spiega l’esponente pentastellato – in maniera sin troppo ottimistica, che per le aree rimaste in capo ad Ilva in amministrazione straordinaria, ed escluse dal contratto di affitto stipulato con AdI, necessiterebbe la sola somma di 100 milioni di euro, di cui una buona parte già spesi. In realtà – prosegue – i numerosi e importanti interventi rimasti in capo ad Ilva in AS necessitano di somme molto ma molto più consistenti: da quelli sulla gravina Leucaspide a quelli per lo smaltimento/recupero di alcune centinaia di migliaia di tonnellate di fanghi d’altoforno e fanghi di acciaieria, dalla messa in sicurezza permanente e gestione post operativa di diverse, grandi e complesse discariche agli interventi sulle Collinette ecologiche a ridosso del quartiere Tamburi. E ricordo a me stesso che molte di queste aree sono tuttora sottoposte a sequestro giudiziario. C’è un’evidente approssimazione nell’elaborazione del testo di questo decreto legge, – conclude – che dev’essere assolutamente modificata e corretta in sede di conversione”.

Non si è fatta attendere la nota del presidente di Peacelink. “Ci stanno per sottrarre i soldi destinati alle bonifiche di Taranto, le bonifiche della falda superficiale e profonda e dei terreni contaminati” . Ha detto Alessandro Marescotti.

“Il rischio è che Ilva in As – rileva il presidente di Peacelink – rimanga senza fondi e che gli stessi lavoratori di Ilva in As siano prigionieri di una scatola vuota che non farà le bonifiche di suolo e falda. Il Decreto Milleproroghe è un labirinto. Nessuno ci capisce nulla e proprio per questo ci infilano cose che sfuggono al controllo democratico. Il decreto tuttavia non è stato approvato e deve passare al vaglio di Camera e Senato. C’è la possibilità di evitare lo scippo dei soldi delle bonifiche”. Secondo Marescotti, la Commissione Europea potrebbe intervenire per violazione della normativa sugli aiuti di Stato.  

Anche Legambiente tuona contro il Governo. “Va immediatamente stralciato dal decreto milleproroghe l’inaccettabile spostamento delle risorse dedicate alle bonifiche – hanno affermato Stefano Ciafani, presidenze nazionale di Legambiente, Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto-, perché la decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico deve andare di pari passo col risanamento ambientale dei siti inquinati”.

“Ancora una volta viene anteposto il profitto all’indispensabile risanamento ambientale della città di Taranto attraverso le bonifiche ed alle esigenze di garantire la salute dei cittadini e dei lavoratori dello stabilimento siderurgico – rilevano Ciafani, Ronzulli e Franco -. Con queste politiche le bonifiche continueranno a “rimanere al palo” e la speranza che in futuro lo stabilimento siderurgico possa produrre senza creare danni alla salute è destinata a restare lettera morta”.

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