Arcelor Mittal: il Ministero della transizione ecologica ricorre contro il fermo del Tar al siderurgico

“La decisione del Tar di Lecce – si legge nel ricorso in appello incidentale presentato dal Ministero della Transizione Ecologica contro la sentenza del TAR di Lecce – sembra animata più dal pregiudizio ideologico che da un concreto esame giuridico dell’attività del ministero”.

Il Ministero della Transizione Ecologica si schiera apertamente contro la sentenza del TAR di Lecce dello scorso febbraio con la quale, convalidando l’ordinanza del primo cittadino di Taranto, dispose lo spegnimento degli impianti dell’area a caldo del siderurgico entro 60 giorni perché ritenuti altamente inquinanti.

Nelle circa 30 pagine del ricorso appare evidente la posizione del Mite nei confronti della decisione del Tar di Lecce.

“La motivazione della sentenza resa dal TAR – si legge nel documento – è anzitutto illegittima ed erronea, essendo un abnorme esercizio del potere giurisdizionale che finisce per debordare dai limiti stessi della giurisdizione di legittimità. Senza il dovuto approfondimento tecnico – continua il Mite – e con un giudizio che assume “probabilistico”, sembra aver valutato, come ormai incontrovertibile un rapporto tra emissioni inquinanti e determinate patologie che, a ben vedere, sono attualmente in corso di accertamento nel processo penale “Ambiente svenduto” in corso a Taranto contro i presunti colpevoli di inquinamento e che non è ancora giunto a sentenza di primo grado.”

Insomma il Ministro Roberto Cingolani, sopraffatto dallo scetticismo di San Tommaso, non ha ancora certezze su come a Taranto si muoia e si muoia tanto di cancro. In città invece i cittadini non hanno bisogno di ulteriori accertamenti. Decidere di lavorare o vivere nella storica città dei due mari presuppone la consapevolezza del rischio di ammalarsi. Lo sanno bene i tarantini che, per salvarsi da uno Stato assente sulla questione exILVA, hanno deciso di salvarsi da soli abbandonando la città, svendendo le proprie abitazioni e trovando rifugio nei paesi limitrofi dove la qualità dell’aria è migliore. Ma su questo il nuovo Ministro non ha ancora “valutazioni incontrovertibili”.

Sembrerebbe quindi che la città di Taranto dovrà piangere ancora tanti figli affinché il Ministero dell’Ambiente abbia materiale inoppugnabile per dichiarare, se mai lo farà, che a Taranto si muore a causa della più grande e obsoleta azienda siderurgica d’Europa.

Per nulla sorpreso il Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. “Non ci meraviglia la posizione del Ministro della Transizione Ecologica – chiosa Simona Fersini, Presidente del Comitato – che sostiene la tesi secondo cui il rischio sanitario è tutto da provare in sede giudiziaria. Del resto da un Ministro che vuole “salvare il clima” utilizzando le fonti fossili non potevamo aspettarci altro”.
“Non vediamo differenze
– continua – fra chi nega l’esistenza di una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero e le dichiarazioni del Ministro perché se è vero che non c’è ancora una verità giudiziaria è anche vero che esiste un’ampia letteratura scientifica, fatta di perizie epidemiologiche e studi commissionati dall’Istituto Superiore di Sanità che mettono in correlazione l’inquinamento industriale all’emergenza sanitaria che vive Taranto, oltre che ad una sentenza della Corte dei Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per non aver protetto i cittadini di Taranto dall’inquinamento”.
Ci chiediamo – conclude – come possa ancora lo Stato italiano definirsi civile e democratico se non è in grado di rispettare il principio di massima precauzione, sancito dal trattato sul funzionamento dell’Unione Europea”.

Ai tarantini restano ancora solo tanti interrogativi. Tra questi, l’associazione tarantina Giustizia per Taranto si chiede come sia possibile che l’innovativo Ministero della Transizione ecologica non inizi il suo percorso di programmazione proprio dal caso Taranto, applicando appunto quella “transizione” tanto evocata dal nuovo dicastero ma fattivamente non praticata andando a contestare un Tribunale amministrativo che ha dichiarato pienamente sussistente la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti.

Sulla stessa linea anche il Sindaco della Città di Taranto, Rinaldo Melucci. Il ministro Cingolani – dichiara il primo cittadino – ha una concezione assai singolare della transizione ecologica e del suo ruolo all’interno di un Governo, che lo stesso premier Draghi ha definito ambientalista all’atto dell’insediamento”. Ciò che fa più male – continua – è sentire parlare di pregiudizi ideologici. Dopo anni di tavoli istituzionali e di studi scientifici indipendenti, è un insulto ai tanti che qui si ammalano, in età sempre più giovane”.

L’udienza di merito del Consiglio di Stato è fissata per il prossimo 13 maggio.

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