In Puglia, si profila una tempesta economica per famiglie e imprese con l’inaspettato annuncio di aumenti significativi sulla Tari, la tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Le tariffe potrebbero salire fino al 50%, portando a un’ondata di preoccupazione tra i cittadini, mentre le stime indicano un debito di circa 50 milioni di euro per ristorare i gestori degli impianti.
La causa di questa imminente stangata non risiede in decisioni comunali, ma in una sentenza del Consiglio di Stato datata 6 dicembre 2023, che ha annullato una delibera del 2021 adottata dall’Agenzia di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), alla quale la Regione Puglia si era uniformata.
La delibera Arera, che aveva lo scopo di mantenere basse le tariffe attraverso l’applicazione del regime dei cosiddetti “impianti minimi”, è stata impugnata dai gestori degli impianti. Il Consiglio di Stato ha dato loro ragione, cancellando tutte le decisioni prese da Arera, la Regione e l’Agenzia dei rifiuti (Ager).
Questa sentenza riporta tutto al regime di mercato, con aumenti previsti in base alle rivalutazioni dell’Istat. Inoltre, i contratti con i gestori degli impianti prevedono una revisione delle tariffe legata all’andamento dell’indice Istat sui prodotti industriali, che nel 2021 ha registrato un aumento del 41,8% e nel 2022 dell’11,6%. Ciò significa che oltre all’incremento futuro, i cittadini saranno chiamati a pagare anche gli arretrati dal 2021.
I gestori degli impianti in particolare quelli di Conversano, Cavallino, Poggiardo, Ugento, Massafra e Manfredonia stimano un debito complessivo di circa 50 milioni di euro. Il presidente di Ager ha dichiarato che è necessario un intervento governativo per fronteggiare questa situazione critica.
Proprio ieri, il delegato nazionale ANCI per i Rifiuti Carlo Salvemini, Sindaco di Lecce, ha incontrato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica il capo dipartimento Laura D’Aprile per affrontare il tema della regolamentazione tariffaria degli impianti minimi. Si è evidenziato l’impatto pesante su famiglie e imprese, con una richiesta urgente di intervento normativo o regolatorio per calmierare i costi degli impianti e contenere gli impatti negativi sul tessuto sociale e economico della regione.
Il dialogo è stato avviato, ma si prevedono ulteriori passaggi per giungere a una soluzione che allevi il peso economico sulle spalle delle comunità pugliesi e possibilmente eviti ripercussioni simili anche in altre regioni del Paese.