Dopo Campania, Toscana ed Emilia Romagna anche la Giunta regionale pugliese, ha deciso di impugnare alla Corte Costituzionale la norma sul dimensionamento scolastico, una misura che prevede l’accorpamento e la chiusura delle scuole con meno di 900 studenti iscritti. Una misura che si concentra soprattutto nel Mezzogiorno, in particolare nelle regioni della Campania, della Sicilia, della Calabria, della Puglia e della Sardegna, a causa del calo demografico.
La parte impugnata – si legge nella delibera regionale – riguarda il dimensionamento scolastico e le disposizioni, tutte conformative in termini vincolanti delle potestà legislative e amministrative spettanti alle Regioni nella materia dell’istruzione, devono ritenersi costituzionalmente illegittime.
Sulla scia dei ricorsi già presentati da Campania e Toscana, si chiederà alla Consulta che sia dichiarata incostituzionale la norma statale che costringerebbe tra l’altro l’accorpamento di istituti scolastici sul territorio, causando disagi sia all’utenza che ai docenti.
“Le decisioni arbitrarie e mai condivise con le Regioni da parte del Governo nazionale, e del Ministro Valditara in particolare, – chiarisce l’assessore regionale all’istruzione, Sebastiano Leo – hanno con un colpo solo attaccato diversi principi primo tra tutti quello all’istruzione e all’uguaglianza con l’accorpamento in Puglia di circa 60 dirigenze. Non solo, – spiega ancora l’assessore – colpisce anche le competenze regionali in materia di istruzione e autonomia scolastica, il principio di collaborazione e sussidiarietà, il rispetto delle procedure di coordinamento Stato-Regioni in materia di scuola e delle disposizioni che regolano l’esercizio del potere sostitutivo. Ma quello che è più grave è che mentre il Governo stabilisce i tagli, le Regioni avranno l’onere di dover decidere quali. La nostra è una rivendicazione di uno dei principi fondamentali della nostra democrazia è costituzione. È antitetico parlare di superamento delle povertà educative e dei gap sociali e tagliare sulla scuola, la nostra più potente arma contro le povertà. Nessuno toccherà la scuola pubblica, – conclude – fulcro di democrazia”.
Nettamente contrari anche i sindacati. “Si scrive dimensionamento scolastico ma si chiamano tagli”, ha sintetizzato il segretario Flc Cgil, Francesco Sinopoli.