Acciaierie d’Italia: futuro incerto, proteste a Taranto, trattative in corso. Ipotesi 70% allo Stato?

Il futuro di Acciaierie d’Italia è ancora incerto. Le trattative tra Invitalia e Arcelor Mittal per scongiurare l’amministrazione straordinaria proseguono, ma il tempo stringe. Sindacati e Confindustria sono sul piede di guerra, mentre a Taranto si moltiplicano le proteste.
Le parti stanno cercando di trovare un accordo che permetta ad Arcelor Mittal di uscire da AdI senza ricorrere al commissariamento, strumento che il governo ha già predisposto. Ma i sindacati denunciano di essere tenuti all’oscuro: “Da giorni sembrerebbe essere in atto una trattativa segreta tra i soci di Acciaierie d’Italia”, scrivono in una nota congiunta Fim, Fiom e Uilm, annunciando l’autoconvocazione a Palazzo Chigi.
L’ipotesi più concreta in alternativa al commissariamento sarebbe l’ingresso di Metinvest, colosso ucraino dell’acciaio. Ma anche questa opzione presenta incognite e ostacoli. Altra opzione che circola potrebbe essere 70% Invitalia e 30% Mittal fino a giugno quando scadrà il contratto d’affitto con Lucia Morselli amministratore delegato.
Intanto a Taranto la tensione cresce. Gli imprenditori aderenti ad Aigi hanno consegnato le chiavi delle loro aziende al prefetto, protestando contro il mancato pagamento dei crediti da parte di Acciaierie d’Italia. “La situazione è precipitata a causa del braccio di ferro tra Invitalia e Arcelor Mittal”, si legge in una lettera al prefetto.
C’è anche un altro fronte aperto: quello tra AdI e Sace. Acciaierie d’Italia non ha consegnato a Sace la documentazione necessaria per individuare il numero dei creditori dell’indotto e la relativa entità dei crediti, bloccando l’accesso al fondo di garanzia.
Il tempo stringe e la situazione diventa sempre più critica. La partita è complessa e le incognite restano ancora molte.

Lascia un commento