Giornata della memoria: l’origine del male

Barbara Bria

, Life Style

Il 27 gennaio si è celebrata, come ogni anno dal 2005, la Giornata della Memoria. Una ricorrenza fondamentale per tenere viva la memoria, appunto, sul capitolo più triste della storia dell’umanità: l’olocausto.

Ogni anno ci sono numerose iniziative ad opera di scuole, associazioni, amministrazioni comunali, per ricordare, spesso attraverso le testimonianze dirette, cosa successe in Europa durante il nazi-fascismo.

Il mio consiglio di lettura quest’anno non è un libro scritto dalle vittime (ebrei, rom, omosessuali, disabili, oppositori politici, gruppi religiosi) ma l’unico scritto dall’artefice di questa enorme crudeltà: il Mein Kampf (La mia battaglia) di Adolf Hitler.

La sua stesura risale al 1924, periodo durante il quale Hitler scontava la reclusione per il reato d’insurrezione.

Il Mein Kampf è un testo di difficile lettura, non per lo stile (abbastanza semplice) ma per il suo contenuto. Rappresenta, a mio parere, la sistematizzazione di un delirio. Attraverso queste pagine si legge chiaramente l’odio che Hitler, molto tempo prima della sua ascesa al potere, provava verso due precise categorie: ebrei e marxisti. Un odio che spinge l’autore a dichiarare apertamente la volontà dell’eliminazione definitiva di queste due categorie in particolare. 

Ma il Mein Kampf non è solo questo. Attraverso i vari capitoli Hitler espone la sua visione dello Stato, analizzandone tutti gli aspetti, dalla politica estera all’educazione del popolo.

Come Platone ne La Repubblica, Hitler spiega dettagliatamente come dovrebbe strutturarsi lo Stato tedesco. Ma al contrario del filosofo, Hitler ritiene il culto della prestanza fisica di fondamentale importanza, a discapito della promozione della cultura. Per Hitler i giovani studenti dovrebbero dedicare la maggior parte del tempo all’attività fisica, tralasciando completamente lo studio; negli uomini questo significa avere ragazzi (soldati) in ottima forma fisica, e quindi adatti alla lotta, nelle donne invece tutto si riduce alla “capacità di procreare”.

Un altro aspetto trattato con particolare attenzione è quello, ovviamente, riferito alla razza. Sostanzialmente afferma che lo Stato tedesco inglobando i popoli vinti non fa altro che “contaminare” la razza ariana. Dunque si delinea, già dalle prime pagine, l’intento distruttivo di Hitler: l’eliminazione della razza impura per preservare la “razza pura ariana”, infatti scrive “unendoci sempre di nuovo con altre razze, eleviamo queste dal loro anteriore grado di civiltà ad un grado superiore ma decadiamo per sempre”.

Un aspetto interessante di questo testo, però, risiede nella parte che si occupa della propaganda. Hitler espone, con decenni d’anticipo, una teoria comunicativa sicuramente vincente e assolutamente moderna. Dopo aver spiegato l’importanza marginale che hanno i documenti politici, come giornali, libri o volantini, si sofferma nell’elaborazione della strategia comunicativa delle adunate. Queste si rendono necessarie per costruire un seguito numeroso, perché il semplice cittadino non ancora schierato politicamente, e in qualche modo sfiduciato nei confronti della politica, nella folla ritrova la sua dimensione comunitaria. Il cittadino tedesco che si ritrova anche per puro caso ad una delle adunate si sentirà parte di una comunità: “le manifestazioni di massa non solo irrobustiscono l’uomo, ma lo legano e cooperano a formare lo spirito di corpo. (…) E soltanto una manifestazione di massa può dargli la certezza dell’esistenza di questa collettività. Se egli uscendo dalla piccola azienda o dalla grande industria, dove si sente così piccolo, entra per la prima volta in un’adunanza di moltitudini.” Una teoria assolutamente moderna e, purtroppo, vincente.

Questo mio consiglio, il più difficile di tutti quelli scritti finora, può essere letto come una provocazione. E forse lo è. Ma il mio invito è quello sì di ricordare e parlare delle vittime, allo stesso modo ha importanza conoscere e studiare chi ha reso milioni di persone Vittime. 

Ogni anno, in prossimità del 27 gennaio, riaffiorano i negazionisti: gente convinta che l’olocausto non sia mai avvenuto. Ecco il mio consiglio va anche a loro perché leggendo questo testo si possono facilmente comprendere tutti gli obiettivi che Hitler aveva decenni prima dell’elaborazione della soluzione finale. 

Ma non solo, questo libro lo consiglio ai curiosi, a chi vuole conoscere il lato più oscuro della mente umana, in grado di sistematizzare concetti aberranti come il razzismo e l’antisemitismo, purtroppo ancora attuali.

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