L’emergenza Covid è anche emergenza racket ed usura

È da qualche mese che ha preso l’avvio un ambizioso progetto di riorganizzazione dei processi tecnologici, con l’intendimento di agevolare l’accesso ai benefici del Fondo di solidarietà da parte delle vittime del racket e dell’usura e, contestualmente, operare una significativa riduzione dei tempi di istruzione delle istanze, con l’evidente obiettivo di assicurare il reinserimento degli interessati nel circuito virtuoso dell’economia legale.

Il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura Annapaola Porzio, nella sua relazione annuale, ci ha fornito il quadro in cui versano le piccole e medie imprese, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti con partita IVA, proprio a causa della sospensione prima e il rallentamento poi, delle loro attività e quindi la loro esposizione a intimidazioni, usura ed estorsione.

Secondo la Porzio è da tenere in considerazione il blocco temporaneo delle attività giudiziarie che comporterà un rallentamento anche delle istruttorie relative alle concessioni dei benefici economici alle vittime, fondate sulle inchieste della Magistratura e sui loro esiti processuali. I clan, in questo periodo, hanno avuto la possibilità di dispensare la smisurata liquidità di cui dispongono alle persone in difficoltà con immediatezza e senza, al momento, chiedere una contropartita, determinando un’impennata del loro livello reputazionale. Il potere di erogazione economica, spesso condotto con modalità “oblique” e poco chiare, rischia di “drogare” importanti circuiti economico-finanziari, di provocare effetti perversi sui cicli produttivi ed incidere negativamente sui sani processi di sviluppo economico e sui livelli di coesione sociale, impoverendo, in tal modo, gli imprenditori e i commercianti onesti.

Negli anni ’80 e ’90 la criminalità organizzata ha usato modalità molto violente per affermare le sue pretese, alcune persone sono state uccise perché vi si erano opposte e come reazione la società civile, siciliana prima tra tutte, ha reagito. Tra tanti timori sono nate le prime associazioni antiracket, i movimenti antimafia, una nuova e moderna normativa antimafia e le due leggi fondanti del contrasto al racket e all’usura, la n. 108/1996 e la n. 44/1999, ossia l’introduzione di due reati sentinella della presenza dei consorzi mafiosi sul territorio.

Il trascorrere del tempo ha determinato un cambiamento del modus operandi della criminalità organizzata, apparentemente meno violenta ma più pervasiva soprattutto nei confronti delle imprese, acquisendo le quali, grazie alla propria cospicua disponibilità di risorse finanziarie, può dilagare nell’economia legale. Contemporaneamente, si è determinato un mutamento culturale, per il quale si sono assopiti i concetti di valore e disvalore, appannate le più decise forme di reazione, lasciando spazio a indifferenza e disimpegno. Sia pure semplificato, appare chiaro come da parte delle persone si sia affievolita la consapevolezza che la denuncia di fatti delittuosi è un dovere del cittadino ed anche l’unica via attraverso la quale riprendersi la propria vita.

Non vi è dubbio, tuttavia, che anche le lungaggini dell’istruttoria contribuiscano a demotivare le vittime che hanno denunciato a presentare istanza al Fondo. La riduzione dei tempi di trattazione è un importante obiettivo da perseguire. L’auspicato snellimento del procedimento non si potrà realizzare con la riduzione dei passaggi istruttori, tutti necessari per dare fondamento concreto alla pretesa dell’istante o al diniego del Comitato. Sono le modalità che dovranno cambiare, più rapide e trasparenti, ciò è strettamente connesso alla realizzazione del nuovo progetto informatico.

Foto di Pijon da Pixabay

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