Un nuovo picco di benzene, ben al di sopra dei limiti di sicurezza, è stato registrato la notte scorsa nel quartiere Tamburi di Taranto, a ridosso dello stabilimento siderurgico ex Ilva. A denunciare l’ennesimo episodio è Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che ha inviato una lettera al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin per chiedere un’indagine approfondita e l’adozione di misure urgenti per tutelare la salute dei cittadini.
La centralina Arpa di via Machiavelli ha registrato un valore di 61 microgrammi per metro cubo come media oraria, un dato ben oltre il valore di soglia di 27 microgrammi a metro cubo adottato dalla comunità scientifica e dallo stato della California. “Nella nostra normativa purtroppo non vi sono valori di soglia per i picchi di benzene“, sottolinea Marescotti, “ma questo non significa che non siano pericolosi. Il benzene è una sostanza cancerogena certa, che può provocare leucemie e altri gravi problemi di salute. La sua presenza in concentrazioni così elevate desta grande preoccupazione per la salute dei cittadini di Taranto, in particolare dei residenti del quartiere Tamburi, già gravati da una situazione di inquinamento atmosferico cronico”.
Non è la prima volta che si verifica un picco di benzene a Taranto: nel 2023, secondo i dati di Arpa Puglia, sono stati registrati più picchi di benzene che in tutti i dieci anni precedenti. “Questo dato evidenzia che c’è qualcosa che non va e che sono necessari interventi urgenti per tutelare la salute dei cittadini“, afferma Marescotti. “Alla luce di quanto sopra, chiedo un’indagine approfondita per accertare le cause del picco di benzene di oggi e individuare i responsabili”.
Marescotti sollecita infine “l’adozione di misure immediate per ridurre l’inquinamento atmosferico a Taranto, in particolare nel quartiere Tamburi“ e “la chiusura dell’impianto da cui si sono originati i picchi in questione, con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini”.