Ogni anno il 25 aprile si festeggia in Italia quella che potremmo definire la ricorrenza più importante: la Festa della liberazione. Istituita nell’aprile del 1946, questa giornata ha l’obiettivo di ricordare, a tutti e tutte, la lotta partigiana volta a combattere il regime fascista.
La letteratura italiana è molto ricca di scritti, romanzi, diari, racconti, saggi che trattano proprio la lotta dei partigiani. Quest’anno ho voluto scegliere il romanzo di uno dei più importanti protagonisti del panorama letterario italiano: Italo Calvino con il suo “Il sentiero dei nidi di ragno”.
Primo romanzo di Calvino, è stato scritto nel 1947 quindi a ridosso della fine della seconda guerra mondiale.
La particolarità del romanzo è il narratore, Pin un bambino di circa dieci anni orfano e fratello di una prostituta amica dei tedeschi.
Il racconto parte proprio da questa particolarità, perché il mestiere della sorella diventa motivo di azione da parte di Pin. Mi spiego.
Preso in giro dagli uomini che bazzicano l’osteria che lui frequenta in cerca di compagni, Pin verrà sfidato da questi in una prova di fedeltà: rubare l’arma di uno dei clienti della sorella. Il bambino, frustrato dalle continue prese in giro da parte degli adulti, riesce a compiere il furto nascondendo l’arma nel bosco, dove i ragni fanno il nido.
In seguito di questo episodio Pin verrà arrestato, e proprio nel carcere conoscerà un partigiano che, dopo una rocambolesca evasione, lo porterà con sé sui monti facendogli conoscere la vera e propria lotta partigiana.
Come anticipato prima, la particolarità di questo romanzo è proprio il narratore. Attraverso il punto di vista di un bambino di dieci anni il lettore o la lettrice riesce a carpire il clima di quegli anni. Il “tutti contro tutti” che porterà il piccolo a diffidare degli adulti. Molto interessante è lo scambio di battute che Pin ha con il partigiano Cugino, unico adulto che comprende il bambino. Inoltre è importante sottolineare il carattere quasi pedagogico che Calvino fa emergere nel racconto, un bambino cresciuto da una sorella completamente disinteressata a lui, continuamente bullizzato dagli adulti, lasciato da solo a vagare nei boschi correndo tutti i pericoli del caso.
Insomma, un ottimo libro scritto come solo Calvino sa fare, per riflettere ancora una volta sulla pagina più terribile, ma al tempo stesso affascinante e ispirante, della storia del nostro paese.
“Adesso non posso più girare per le campagne perché mi arresterebbero e ci sono i bombardamenti che spaccano tutto. Per questo facciamo i partigiani: per tornare a fare lo stagnino, e che ci sia il vino e le uova a buon prezzo, e che non ci arrestino più e non ci sia più l’allarme. E poi anche vogliamo il comunismo. Il comunismo è che non ci siano più delle case dove ti sbattano la porta in faccia, da esser costretti a entrarci nei pollai, la notte. Il comunismo è che se entri in una casa e mangiano della minestra, ti diano della minestra, anche se sei stagnino, e se mangiano del panettone, a Natale, ti diano del panettone. Ecco cos’è il comunismo. Per esempio: qui siamo tutti pieni di pidocchi che ci muoviamo nel sonno perché quelli ci trascinano via. E io sono andato al comando di brigata e ho visto che avevano dell’insetticida in polvere. Allora ho detto: bei comunisti che siete, di questo in distaccamento non ne mandate. E loro hanno detto che ci manderanno dell’insetticida in polvere. Ecco cos’è il comunismo.”