Il recente gesto di ArcelorMittal nell’invio di una lettera alla premier Giorgia Meloni, aprendo alla possibilità di cedere quote o rimanere come partner strategico di minoranza nelle Acciaierie D’Italia Ex Ilva, ha aggiunto nuovi capitoli a una vicenda già complessa.
Nonostante l’apertura al dialogo e la dichiarata volontà di garantire la continuità produttiva, sorge spontanea una domanda cruciale. Tutti gli attori coinvolti, dal governo ai sindacati, parlano di preservare la produzione e i posti di lavoro, ma a quale costo e, soprattutto, a quali condizioni?
Gli impianti siderurgici sono ormai noti per la loro vetustà e la frequente necessità di riparazioni. Questo solleva dubbi sulla reale sicurezza degli operai che lavorano all’interno di tali strutture. La mancanza di investimenti nel tempo “potrebbe” aver contribuito a un degrado strutturale, mettendo a rischio la sicurezza e la salute degli addetti.
In aggiunta, un aspetto finora totalmente trascurato è la questione ambientale. Nonostante gli sforzi di tutte le parti coinvolte per sottolineare l’importanza della continuità produttiva, le parole “salute” e “ambiente” non sono mai state nominate.
La vicenda, iniziata nel lontano 2012, sembra aver attraversato varie fasi senza affrontare a fondo la delicata questione ambientale.
E proprio sulla questione ambientale, un gruppo di medici tarantini hanno inviato una lettera alla Premier Meloni, sottolineando la gravità della situazione. Hanno richiamato “gli innumerevoli studi scientifici che dimostrano come le sostanze inquinanti di questa industria siano causa di malattie sia per i lavoratori impiegati nella fabbrica, sia per i semplici cittadini”.
I medici sostengono che ci sia un aumento di tumori respiratori, di malattie cardiocircolatorie, di tumori della tiroide, della vescica, dell’apparato emopoietico, di infertilità e di endometriosi.
Mariagrazia Serra, referente di Isde-Medici per l’Ambiente, ha spiegato all’ANSA che si tratta di un’iniziativa libera dei medici tarantini, senza sigle dietro. Chiedono di partecipare a un tavolo tecnico, essendo la voce di chi ha conoscenza diretta delle malattie presenti a Taranto. Gli appelli dei medici puntano a porre la tutela della salute al centro delle scelte politiche.