Giuliano De Seta è la terza vittima del 2022 dell’alternanza scuola lavoro

Ida De Carolis

, Attualità

Com’è possibile ancora morire di lavoro? E, ancora più inammissibile, com’è possibile morire durante uno stage?

Giuliano Seta “voleva diventare ingegnere, era bravissimo in tutte le materie e voleva iscriversi al Politecnico di Milano”, racconta la dirigente Anna Maria Zago dell’Istituto Tecnico Leonardo Da Vinci di Portogruaro.
Giuliano, a soli diciotto anni, non c’è più. Ha lasciato questa vita con una lastra di due tonnellate sulle gambe dopo la prima settimana di alternanza scuola-lavoro.
Giuliano è la terza vittima del 2022 dell’alternanza scuola lavoro. Ancora una vita spezzata per uno stage scolastico, dopo il dramma di inizio anno di Lorenzo Parelli, deceduto al suo ultimo giorno di tirocinio e di Giuseppe Lenoci, studente di 16 anni, morto sul colpo in un incidente stradale a bordo di un furgone guidato da un operaio di 37 anni, suo collega di lavoro nella ditta di termo-idraulica, presso la quale frequentava un corso di accompagnamento al lavoro che prevedeva lezioni in aula e lezioni pratiche presso l’azienda.
Intollerabile morire mentre ti stai formando. È più che mai evidente che l’attuale sistema non funziona ed è ancora più concreta ed urgente la necessità di aprire una seria discussione sul problema della sicurezza sul lavoro – a luglio erano 569 i lavoratori che hanno perso la vita, una media di 81 decessi ogni mese.

Alla terza morte in un anno di uno studente durante uno stage l’Unione Degli Studenti risponde richiedendo l’abolizione dei PCTO in favore dell’istruzione integrata e annunciando nuove proteste.

“Non è più un caso isolato – spiega Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione Degli Studenti. È l’ennesima morte di un ragazzo dovuta alle mancate tutele di sicurezza, alla precarietà e ad un rapporto tra istruzione e lavoro malato, che in maniera strutturale e continua sotto tutela, sfrutta e uccide”.

In questi mesi sono state tante le manifestazioni studentesche di denuncia dell’assenza di una politica di tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro e di critica sull’attuale sistema di l’alternanza scuola lavoro.


“I giovani dovrebbero essere nelle scuole, a formarsi, non a lavorare. Il sistema scolastico e le logiche aziendali pervenute nelle scuole, assieme al costo dello studio e all’attuale didattica nozionistica, hanno però fatto in modo che la prospettiva lavorativa sottopagata sia più vicina di quella formativa. I PCTO, per come sono strutturati, non fanno altro che insegnarci la logica dello sfruttamento già a partire dal liceo”, -proseguono gli studenti.


“Ciò che è successo è inaccettabile, ma il lutto non basta – continua Chiesa – Proviamo molta rabbia, da anni segnaliamo al Ministero una situazione inaccettabile e di insicurezza, ma non siamo mai stati ascoltati seriamente. Nessun tavolo ministeriale è mai stato svolto, l’idea di una scuola pubblica unicamente volta a formare lavoratori in grado di sottostare a logiche aziendalizzanti sembra non si possa mettere in discussione. Non si può considerare didattica ciò che sfrutta, ferisce e uccide. Vogliamo una risposta pronta da parte della politica, vogliamo sicurezza in ogni luogo di lavoro e l’abolizione dei PCTO in funzione dell’istruzione integrata, oltre che la possibilità per tutti e tutte di avere una formazione e una vita dignitose.

A quante altre morti dovremo assistere – concludono – prima che la politica ci risponda? Noi non staremo a guardare”.

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