È stata respinta la richiesta di dissequestro degli impianti dell’area a caldo dello stabilimento Acciaierie d’Italia (ex Ilva) presentata, dai legali dei commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria, ad aprile. È quanto deciso dalla Corte d’Assise di Taranto.
Il provvedimento arriva dopo il parere negativo che la Procura di Taranto aveva espresso lo scorso 16 maggio.
La decisione è stata assunta dalla Corte d’Assise che un anno fa ha emesso la sentenza di primo grado del processo chiamato “Ambiente svenduto” per il presunto disastro ambientale causato dall’acciaieria e per il quale furono condannati Nicola Riva a 20 anni, Fabio Riva a 22 anni, Lorenzo Liberti a 15 anni, Girolamo Archina a 21 anni e 6 mesi e l’ex Presidente della Regione Puglia, Vendola Nicola a 3 anni e 6 mesi.
I legali dei commissari di Ilva in A.s. ora hanno dieci giorni di tempo per impugnare il provvedimento al Tribunale del Riesame e, in caso, di ulteriore rigetto dell’istanza, potrebbero ricorrere in Cassazione. Il sequestro degli impianti fu disposto il 26 luglio del 2012 dal gip Patrizia Todisco e in seguito fu concessa la facoltà d’uso. Il dissequestro dell’area a caldo è una delle clausole sospensive del contratto tra ArcelorMittal e Ilva in Amministrazione straordinaria che proprio oggi è stato prorogato sino a maggio 2024.