Il corretto rapporto uomo-cane: un grande amore un’enorme responsabilità. Intervista agli educatori Moreno Lisi e Sara Lenti

Ida De Carolis

, Attualità

“Tra il cane e mia figlia, ho scelto mia figlia. Ho fatto quello che dovevo perché non voleva lasciarla andare”. Sono queste le parole di una mamma che racconta i terribili momenti vissuti quando uno dei due pitbull di famiglia si è scagliato contro sua figlia di un anno, azzannandola, e lei per salvarla ha pugnalato a morte l’animale. L’ennesima tragedia nella quale, fortunatamente, la bambina si è salvata. Ma questi episodi, che vedono cani e bambini protagonisti di eventi spiacevoli e spesso dalla conclusione disastrosa, restano eventi isolati che si potrebbero evitare.
In situazioni così drammatiche la colpa non è di nessuno, il più delle volte è il cane ad essere giudicato cattivo, aggressivo e il più delle volte viene soppresso. È un evento tragico.
Una mezza spiegazione però potrebbe esserci: questi eventi potrebbero essere evitati grazie ad una corretta educazione del bambino nel rapporto con il suo amico a quattro zampe e gli adulti, in questo percorso, svolgono un ruolo basilare per far sì che il rapporto tra cani e bambini sia quanto più sereno e corretto possibile.

Tra gli effetti “positivi” del lockdown in Italia, sicuramente c’è stato un vero e proprio boom di adozioni di cani e gatti. In Puglia, ad esempio, si è registrato un +40% di adozioni nel 2020. In Italia una famiglia su quattro ha un cane.
L’arrivo di un fido a casa però è una scelta che deve essere ponderata e che comporta un’assunzione piena di responsabilità nei confronti dell’animale per tutta la durata della sua vita.

Moreno Lisi

Abbiamo incontrato gli educatori cinofili Moreno Lisi, Presidente de’ L’OMBRA DEL CANE e Sara Lenti vice-presidente, per sfatare qualche mito e per fornire qualche utile indicazione a chi, specialmente in presenza di bambini, volesse adottare un cane.

Ci sono razze che si portano dietro questo bollino nero, spesso dovuto alle loro abilità e struttura fisica. Ma si può davvero parlare di razze cattive o pericolose?

No, non esistono razze di cani cattive o pericolose a prescindere, poiché il termine cattivo, come lo intendiamo noi, non è attribuibile in natura e perché il grado di pericolosità risente sempre dell’influenza di molteplici variabili. Infatti, se partiamo dall’etimologia della parola “cattivo” che è “prigioniero”, possiamo capire che non è possibile usare la parola cattiveria come bollino nero per determinati soggetti o come sinonimo di aggressività.
Possiamo tranquillamente definire i nostri cani dei prigionieri, ma se questa prigionia non è ben strutturata, così da essere accettata dal cane, si potrebbero verificare degli eventi che possiamo definire aggressivi ma non di cattiveria.
Dobbiamo tenere conto che il nostro cane non ha la possibilità di scegliere se rimanere con noi o meno, insomma non è libero.
Quindi risulta necessario strutturare una buona alleanza con il cane affinché lui possa sceglierci, sentirsi appagato in questa scelta e vederci come una guida.
La pericolosità di un cane si valuta sull’insieme di diversi fattori: le motivazioni prevalenti sono riferibili alla razza, alle dimensioni del cane, alla sua struttura fisica, ma, andando a valutare la pericolosità, abbiamo punti ben più rilevanti da tenere in considerazione, indipendenti dall’appartenenza ad una determinata razza ma riferibili alle modalità di crescita dell’animale.
Bisogna ricordare che le razze sono un’opera dell’uomo, selezionate con cura negli anni, per soddisfare un nostro particolare bisogno che di solito si esprimeva nel lavoro.
Prendendo in esame un cane Pastore Tedesco posto in un contesto familiare, si dovrà tener conto delle sue caratteristiche di razza, del perché il Pastore Tedesco è stato creato e cosa ha spinto questa selezione. Tutto questo non verrà meno solo perché vive in una famiglia, poiché egli avrà delle tendenze che sono arcaiche.

Sara Lenti

Quanto è importante stabilire una sana relazione tra cane e proprietario?


La relazione è tutto. A volte si pensa che la relazione sia paragonabile ad un oggetto che ci appartiene, che sia un qualcosa di statico. In realtà è tutto l’opposto, è un continuo divenire soprattutto nel primo anno di vita del cane, quando di questa relazione si gettano le fondamenta.
Spesso si pensa che la relazione sia unidirezionale, dal cane verso l’uomo, dove il cane deve capire e capirci, deve saper fare e non fare, deve ubbidire, deve essere buono e tollerante, deve reprimersi e soddisfare i nostri bisogni anche quelli affettivi.
Ma a volte noi non ci sforziamo neanche un po’ di capirlo e di capire il perché di alcuni comportamenti. E dato che non lo capiamo ci arrabbiamo oppure diamo spiegazioni sovrapponibili a comportamenti umani. In realtà il maggior sforzo a capirci lo compie il cane ed ecco che la relazione risulta sbilanciata.
Relazionarsi vuol dire dialogare e un dialogo per essere tale non può essere unilaterale. Ed è l’uomo che dovrebbe fare lo sforzo maggiore.

Cani e bambini. Le regole base!

Cani e bambini insieme generano esperienze meravigliose. Ma non bisogna dare per scontata la qualità di queste esperienze, dipende molto da una corretta presentazione e socializzazione del cane al bambino e viceversa.
Non dobbiamo dimenticare che il cane, anche quello che vive con noi, è un predatore. Come tale è molto reattivo rispetto ai movimenti, alla gestualità, ai vocalizzi acuti, alla manipolazione come tirare il pelo, la coda, le orecchie, mettere le dita negli occhi, tirare le zampe, prendere in braccio.
Non possiamo dare per scontate queste azioni come se fossero un nostro diritto. Se da un lato pretendiamo che il cane non abbia nessuna reazione negativa a questi eventi, dall’altro dobbiamo impegnarci affinché il cane non le viva come una minaccia.
Da qui l’importanza di una corretta socializzazione e di un adeguato indirizzo di crescita sia per il cane quanto per il bambino.
Se c’è una cosa che cani e bambini hanno certamente in comune è un certo grado di imprevedibilità. È quindi indispensabile la presenza e l’attenzione di un adulto che possa guidare cane e bambino nel creare un’amicizia basata sul rispetto reciproco e sull’affiliazione.

Possiamo affermare quindi che l’educatore cinofilo è un vero e proprio mediatore della relazione tra la famiglia e il cane?

Sì, la mediazione tra cane e famiglia dovrebbe essere il primo dei ruoli svolti da un educatore cinofilo. Molto dipende dal tipo di approccio e dagli obbiettivi che ci si pone nel percorso educativo. Questo è importante per tutti i cani, ma diventa indispensabile con alcune tipologie.
L’intervento di un educatore cinofilo può agevolare la capacità di capirsi e comprendersi, di comunicare, di accogliere l’identità del cane che vive al nostro fianco e favorire la nascita e la cura di una relazione equilibrata e appagante.

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