Tra le cose indegne che si possono fare, un’abitudine tutta italiana, è quello di parcheggiare la propria auto in un posto o passaggio riservato ai disabili.
Qualche tempo fa, leggendo un libro dedicato ai ragazzi, l’autore provocatoriamente consigliava una soluzione abbastanza “ortodossa” quando ci si trovava davanti ad un posto riservato a disabili occupato: “mettersi a saltare sul cofano della macchina”. Già, fa sorridere ma penso che sia lo stesso pensiero che assale un disabile, ma anche un genitore con carrozzina, ogni qualvolta si ritrova sul marciapiedi il SUV parcheggiato in diagonale.
- Ma si dai, sono solo cinque minuti.
- Ho preso solo le sigarette al tabaccaio.
- Il tempo di un caffè e cornetto al bar.
Perché un disabile dovrebbe essere tollerante nei confronti di un normodotato(fisico)? Perché un disabile dovrebbe tollerare bisogni altrui di fronte ad una totale negazione dei sui diritti? Perché il normodotato deve trasformare la disabilità in un handicap? Perché le cose bisogna chiamarle con il proprio nome.
Il disabile può fare tutto, lo farà sicuramente con un tempo maggiore di un normodotato (…non è detto), ma nelle giuste condizioni può fare tutto. Il disabile diventa handicappato perché siamo noi a renderlo così. Tradotto letteralmente, “handicap” vuol dire “svantaggio” ma quello svantaggio siamo noi a crearlo. Il disabile potrebbe tranquillamente scendere da solo dal marciapiedi se non ci fosse un’auto parcheggiata davanti. Il disabile potrebbe tranquillamente entrare in un supermercato se non ci fosse un’auto parcheggiata davanti alla rampa di accesso.
Domenico è un ragazzo di Grottaglie, disabile. Ha creato una pagina Facebook La stupidità non è considerata una disabilità. #parcheggiaaltrove, dove pubblica foto di chi, quotidianamente, vuole renderlo “handicappato”.
Il concetto è molto chiaro: se la stupidità ancora non è stata dichiarata una disabilità, parcheggiare su un posteggio riservato a disabili è solo un gesto abietto dal punto di vista umano.
Domenico non ci sta e con telefono in mano e numero della polizia municipale in rubrica gira in “sella” alla sua carrozzina fotografando e pubblicando foto di auto in sosta “abusive”. Conosciutissimo dai vari piantoni della polizia municipale, quotidianamente, segnala vetture che intralciano non solo il suo passaggio ma quello di tante mamme e papà con passeggino. La sua non è solo una battaglia personale ma è soprattutto una lotta contro inciviltà e contro la limitazione della libertà di movimento che è incalcolabile sotto il profilo del disagio arrecato. Infatti, non comprendendo come sia la vita di una persona con disabilità è difficile capire quali siano le privazioni che possano scaturire da un gesto che per “non disabili” è di poco conto o della durata di un caffè. Il fenomeno è così diffuso che il più delle volte gli organi preposti non riescono sempre a intervenire tempestivamente.
Nel lontano 1986 una legge introduceva l’obbligo, entro un anno, per Comuni e Province di adottare i Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, oggi sappiamo che quel tempo è stato disatteso. A Grottaglie solo l’attuale amministrazione ha iniziato il percorso di redazione del PEBA che tra qualche mese sarà operativo. Resta il fatto che seppur in alcuni luoghi le barriere non ci siano, la stupidità e l’arroganza umana, il più delle volte, alza enormi muri. Il problema è che molte persone non disabili guardano ai posti auto riservati alle persone con disabilità come un privilegio, ma fidatevi, queste persone farebbero volentieri a meno di questi “privilegi” se avessero gambe o un corpo normodotato. Posteggi, rampe e marciapiedi liberi sono solo strumenti per eliminare proprio quello svantaggio che renderebbe questi cittadini handicappati.
Qualcuno direbbe: la domanda sorge spontanea! Se ad un disabile viene limitata la propria libertà di movimento e di azione perché dovremmo crearci il problema di metterci a saltare sul cofano della macchina che occupa il posteggio riservato a loro?