Taranto, la città della cultura del mare senza rispetto per il proprio mare

Ida De Carolis

, Attualità

Bracconieri, pescatori di frodo e abusivi hanno organizzato una protesta nella sede della Capitaneria di Porto di Taranto il pomeriggio del 15 gennaio.

Si lamentavano del sequestro, da parte dei militari, della loro attrezzatura utilizzata per la pesca illegale della faloppa. Erano una trentina e hanno tentato un’irruzione in una sede militare, con la sfrontatezza derivante dall’abitudine di poter fare ciò che vogliono, motivando l’illegalità con il bisogno di sfamare le proprie famiglie senza considerare minimamente gli effetti su chi pesca in modo legale e sui danni causati all’ambiente marino.

Molto accesa la discussione anche sui social dove a chi fa notare la gravità del gesto alcuni rispondono di essere dei grandi lavoratori e che altrimenti sarebbero costretti a “delinquere sul serio” e, in alcuni casi, anche sensibili alle tematiche ambientali consigliando di guardare più ai danni che crea il mostro industriale che a loro.

Il Sindacato Nazionale Guardiacoste esprime la sua solidarietà ai colleghi tarantini e chiede al Prefetto, e alle istituzioni, il pieno sostegno per poter mettere la parola fine a questo sistema illegale.

Taranto ha bisogno di diventare realmente una “Città della Cultura del Mare” e può esserlo, ma bisogna attivarsi affinché la cultura del mare sia l’orgoglio di tutti gli uomini e le donne di Taranto e soprattutto dei suoi amministratori.

“Il mare nero si gonfiava, si gonfiava senza posa, come se le sue grandi maree fossero la sua coscienza, e la grande anima del mondo sentisse angoscia e rimorso del lungo peccato e dolore che aveva causato.”
HERMAN MELVILLE

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