Ricordate quando da piccoli vi chiedevano sempre: “Che cosa vuoi fare da grande?” Una gran scocciatura! Molti di noi hanno inventavo ogni volta una risposta diversa pur di far proseguire una conversazione che in quel momento risultava quasi “seccante”.
Eppure quelle domande servivano a solleticare la nostra attenzione verso degli obiettivi. Porsi degli obiettivi e perseguirli è il modo migliore per arricchire la nostra vita ed il nostro percorso di significato.
Ecco! Provate a trasferire questa visione nella politica ovvero analizzare l’unione tra la lettura della realtà e l’idea di futuro che diventa il motore dell’azione. Non si può fare politica, non si può amministrare la cosa pubblica senza avere visione ed obiettivi con i quali si decide di operare e con i quale ci si misura in tutte le azioni quotidiane.
Un esempio concreto?
La città di Grottaglie per anni ha sofferto di un eccessivo “short-termism”, politiche e progetti realizzati rapidamente e dai risultati a breve termine con consensi immediatamente palpabili. Citando l’economista J. M. Keynes: “Nel lungo periodo siamo tutti morti”.
Decenni di gestione della cosa pubblica tormentanti da una “sindrome del brevismo”, dove il futuro era considerato il tempo di nessuno. E quindi sui grandi temi, quelli che richiedevano un impegno a lungo termine, ci hanno allestito interventi “contingentati” totalmente slegati da una visione organica e, soprattutto, organizzata del futuro della città.
A puro esempio esplicativo: la sperimentazione della raccolta differenziata di un solo quartiere durata quasi un decennio, la totale assenza di progetti di pianificazione urbanistica e grandi opere, una strategia e pianificazione del verde pubblico che non ha tenuto mai in considerazione degli effetti della vegetazione sull’ambiente urbano (E sì! Perché prima o poi gli alberi crescono!) ed un piano delle assunzioni dei dipendenti comunali tenendo conto dell’età anagrafica degli stessi. (anche questo rientra tra i compiti della gestione della cosa pubblica!).
Nel 2016, la città di Grottaglie ha deciso di iniettarsi una forte dose di speranza confidando in Ciro D’Alò ed il Sud in Movimento affinché fossero finalmente i “promotori” della creazione di una visione della città.
Un’attività amministrativa che in questi anni ha guardato al lungo orizzonte temporale distaccandosi da quel “brevismo” legato al ciclo elettorale, valutando adeguatamente azioni con conseguenze che, le scelte di oggi, potrebbero avere sul domani. Un progetto ben chiaro della città, dove ogni piano, intervento, rivalutazione, ristrutturazione, promozione e comunicazione ha un filo conduttore e non semplici azioni “spot”.
Interventi “spot” che per decenni hanno potuto contare anche su circa 2 milioni di euro l’anno di royalties versate dalla discarica e con i quali, anche solo mettendo in cantiere un solo progetto all’anno, avrebbero potuto davvero cambiare il volto della città. Per non parlare di tasse e tributi mai riscossi, creando tra i cittadini e le attività commerciali leggende metropolitane sulla gratuità di alcuni servizi.
Eppure, avendo volutamente deciso di non basare il bilancio comunale sulle royalties della discarica, nonostante si sia dovuto trovare rimedio a “non azioni” del passato, benché siano crollati solai di scuole, sebbene si sono fronteggiati nevicate e tornadi che in città non si erano mai visti, e malgrado, da marzo 2020, ci sia una pandemia mondiale, in soli 4 anni di amministrazione comunale a marchio “GrottaglieON” la città ha visto l’avvio di grandi opere, l’estensione della raccolta differenziata porta a porta in tutta la città, si sono riavviati ed ultimati i lavori del centro servizi per l’agricoltura (luogo abbandonato da quasi 10 anni), adeguato l’illuminazione pubblica a led, sostituito l’interno impianto semaforico, ed intercettato e vinto bandi per oltre 25 milioni di euro. Progetti presentati con uffici ridotti all’osso (sempre perché nessuno si è mai preoccupato di fare un piano dell’assunzione tenendo conto dell’età anagrafica dei dipendenti comunali), situazione peggiorata anche con la famosa quota 100.
È innegabile, le formule facili d’intervento sono quelle che agli occhi dei cittadini/elettori hanno riscontro immediato ma restano interventi in alcun modo costruttivi e ricalcano strategie di vecchia politica priva di ogni prospettiva. Occorre splancare le porte al cambiamento e lavorare, consapevoli che gli obiettivi a lungo raggio siano realmente gli strumenti per delineare il piano di sviluppo della città.
La visione di un progetto politico non è cosa che possiamo descrivere in poche righe. Non esistono scorciatoie per la rivoluzione, ci vogliono lavoro costante, impegno, competenza e fatica che esula, o dovrebbe esulare, da qualsiasi appuntamento elettorale.
Il COVID ci ha insegnato che non ci sono più i tempi per “l’improvvisazione quinquennale”.Serve analisi degli scenari, riflessioni e metodo.
Se ancora vi chiedete dove siano finiti i politici (quelli con P maiuscola), guardatevi intorno potrebbero essere molto vicini a voi.