Taranto, Melucci si salva per un soffio: Abbate non firma e fa saltare il banco

Colpo di scena a Taranto: il sindaco Rinaldo Melucci si salva per un soffio grazie alla mancata firma di Luigi Abbate, storico avversario del primo cittadino.
Mancava solo una firma per decretare lo scioglimento del consiglio comunale e la caduta dell’amministrazione Melucci, ma Abbate, esponente della lista civica “Taranto senza Ilva”, ha deciso di non apporre la sua firma sul documento davanti al notaio Monti.

Tradimento o atto di coerenza?
Nel suo comunicato stampa, Abbate si difende dalle accuse di tradimento, affermando di non voler essere “il pupazzo di Emiliano” e di non condividere il modus operandi delle dimissioni davanti al notaio che a suo dire sarebbero state orchestrate dal Presidente della Regione Puglia.
Abbate sostiene che se Melucci deve andare a casa, lo si deve fare “nell’aula del consiglio comunale”.

Le reazioni
La decisione di Abbate ha scatenato reazioni di sconcerto e rabbia tra i cittadini tarantini, che si sentono traditi e privati della possibilità di tornare, nel breve tempo, a votare.

Un futuro incerto
Melucci resta in carica, ma la sua posizione è più che mai precaria. Il clima in città è teso e il futuro di Taranto è incerto.
Cosa succederà ora? Le ipotesi sono due: Melucci potrebbe cercare di ricucire lo strappo con i suoi ex-alleati oppure potrebbe andare avanti con un consiglio comunale dimezzato e delegittimato stringendo nuove alleanze?

In entrambi i casi, la città di Taranto si avvia verso un periodo di grande instabilità politica.

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