Dieci anni senza Vittorio Arrigoni, l’attivista che salutava con “restiamo umani”

Barbara Bria

, Attualità

15 aprile 2011. Per molti questa data non significa nulla, per tanti altri invece significa molto: la morte a Gaza dell’attivista Vittorio Arrigoni.

Vittorio Arrigoni è stato un cooperante italiano che ha sempre dedicato la sua vita al prossimo, un moderno partigiano che ha combattuto contro le ingiustizie. Dopo l’Europa dell’Est e il Congo, Vittorio si reca, nel 2008, in Palestina con ISM (International Solidarity Mouvement) e inizia la sua attività difendendo i pescatori palestinesi dai continui attacchi da parte della marina israeliana.

Nel dicembre del 2008, quando inizia l’operazione “piombo fuso”, è l’unico italiano presente nella striscia di Gaza. Grazie ai suoi articoli pubblicati su Il Manifesto, scritti in situazioni davvero precarie, si riesce a conoscere la reale situazione in Palestina: è ovunque a raccogliere feriti, assiste alla morte di molti suoi amici e di tanti, troppi, bambini innocenti.

Dopo questa prima esperienza, Vittorio ritornerà definitivamente in Palestina nel 2010 continuando a raccontare la difficile, impossibile, vita dei palestinesi attraverso il blog Guerrilla radio.

In questa giornata particolare il mio consiglio di lettura non può che essere il suo libro Restiamo umani, una raccolta di tutti i suoi articoli pubblicati.

Pagine piene di orrore, di bambini carbonizzati, di medici minacciati da parte dell’esercito israeliano perché attuano semplicemente il Giuramento di Ippocrate, palazzi rasi al suolo, donne partorienti a due passi dai familiari morti, bambini che restano vivi tra i morti, giornalisti ammazzati mentre facevano il loro lavoro; e poi il comportamento beffardo degli soldati israeliani che addirittura “allestiscono” una collinetta per permettere, ai civili israeliani, di poter osservare e fotografare i bombardamenti dal vivo.

Confesso, non si tratta di un libro da leggere “sotto l’ombrellone”, più che un libro personalmente lo reputo un continuo pugno nello stomaco. È il racconto della continua violenza che il popolo palestinese subisce da troppi anni; un popolo che ha subito la Nakba, l’esodo del 1948; un popolo che si vede negare i più basilari diritti, quali quello alla salute e all’istruzione, attraverso l’embargo da parte del governo israeliano; un popolo che, con una pandemia in corso, si vede negare il diritto a ricevere il vaccino.

Vittorio Arrigoni è entrato nella mia vita alla fine del 2011 grazie a uno spettacolo teatrale finalizzato alla raccolta fondi proprio per la popolazione palestinese; ha continuato ad essere presente dal momento in cui decisi di comprare il suo libro; l’ho reso immortale segnando indelebilmente il mio corpo; l’ho ritrovato negli occhi della madre, Egidia Beretta.

Vittorio Arrigoni è la mia stella polare, spero che con questo breve racconto possa diventare la guida di moltissimi altri, perché persone come Vittorio non muoiono mai!

All’interno di una casa che ho visitato coi paramedici palestinesi, sul pavimento ho notato dei disegni in pastello, chiaramente una mano infantile li aveva abbandonati evacuando in fretta e furia. Ne ho raccolto uno: carri armati, elicotteri e omini stilizzati fatti a pezzi. In mezzo al foglio un bambino ritratto con una pietra riusciva a raggiungere l’altezza del sole e danneggiare una delle macchine volanti con impressa la stella di David. Si dice che il significato del sole in un disegno infantile è il desiderio di essere, di apparire. Quel sole che ho visto piangeva in pastello rosso, lacrime di sangue.

Per lenire questi traumi, una tregua unilaterale basta?

Restiamo umani.

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