Violenza sulle Donne: sia ogni giorno 25 novembre

Ida De Carolis

, Attualità

Nei primi dieci mesi del 2020 le donne vittime di omicidio sono state 91, una ogni tre giorni, un dato in leggerissima flessione rispetto alle 99 dello stesso periodo dell’anno scorso. Sono questi i dati del VII Rapporto Eures sul femminicidio in Italia. I numeri, anche quest’anno, ci raccontano una pagina drammatica del nostro Paese fatta di storie di umiliazioni, insulti, vessazioni, ricatti, botte, sfregiamenti e di morte. E se la gelosia ed il possesso continuano a rappresentare il principale movente della violenza, con la pandemia da coronavirus ed il lockdown è il disagio psicologico uno dei principali moventi. Se da un lato il lockdown ha difeso tante donne dal virus, dall’altra parte molte delle loro case sono diventate delle vere e proprie trappole. A darne conferma sono anche le richieste di aiuto arrivate al numero verde 1522: nei primi 10 mesi dell’anno le richieste sono aumentate superando i livelli degli anni precedenti, con le vittime di violenza salite a quota 12.833 al 30 ottobre.

Ma questi dati ci raccontano anche storie di tante denunce, di richieste d’aiuto, di paura. Ci raccontano la storia di Carla, Francesca, Rosalia, Monica, Barbara, Aurora, Fatima e tante, troppe donne legate da un destino comune: conoscere il volto dei loro carnefici. Ma è anche la storia di un Paese, di uno Stato che continua a riconosce la protezione ai collaboratori di giustizia, ai pentiti di mafia e camorra e non riesce a combattere il fenomeno del femminicidio alla stessa stregua delle associazioni di stampo mafioso. Donne che hanno avuto il coraggio di querelare, denunciare ma continuano ad incontrare per strada quello che quasi sempre si trasformerà nel loro angelo della morte.

Linda, massacrata di botte in casa dall’ex marito e lasciata a terra in una pozza di sangue, a causa dell’emergenza COVID, non vedrà celebrare il processo, che vede proprio l’ex coniuge come imputato, prima di marzo 2021. Sulle pagine di Fanpage.it racconta “non avevo un centimetro sul corpo senza lividi o ferite”. L’uomo attualmente non ha alcuna misura cautelare a suo carico e Linda, insieme ai suoi due figli, vive con il terrore di ritrovarselo nuovamente faccia a faccia.

D’altronde le pagine di cronaca hanno già abbondantemente raccontato di donne scampate alla furia omicida del proprio carnefice ma che, lasciate senza protezione e senza giustizia, hanno trovato la morte per mano dello stesso aguzzino.

Un silenzioso sterminio nell’indifferenza generale entrato, ormai, nella nostra quotidianità. Il femminicidio è una ferita che coinvolge tutti e ha bisogno della reazione di tutti per essere sconfitto. Le donne devono continuare a denunciare ma hanno bisogno di tutela, di protezione e di sostegno, quello stesso sostegno che lo Stato garantisce ai collaboratori di giustizia.

Ancora oggi, nessun Governo cita strumenti di protezione a salvaguardia per le tante donne che con grande difficoltà decidono di denunciare gli abusi sapendo, molte volte, di scrivere la loro condanna a morte. Si parla di inasprimento delle pene ma il più delle volte queste donne non riusciranno a leggere neanche le sentenze di condanna dei propri persecutori.

L’Italia ha bisogno di dotarsi di strumenti d’intervento e controllo affinché le vittime che denunciano non perdano la fiducia o ancora di più si facciano giustizia da sole. Azioni di fondamentale importanza per una società che vuole essere più civile e soprattutto più libera.

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