“Acqua in Borsa” purtroppo non è un nuovo modo di dire

“Quotare l’acqua alla borsa statunitense di Wall Sreet è come dare un prezzo alla vita. Se il capitalismo selvaggio continua, condanneremo le generazioni future a una catastrofe mondiale. L’acqua è un diritto, deve essere per i popoli e non per le multinazionali” ha twittato l’ex presidente socialista boliviano Evo Morales.

E infatti la notizia è proprio questa, l’acqua arriva in Borsa a causa delle crescenti preoccupazioni riguardo la sua scarsità nel mondo. Cme Group, società attiva nello scambio di “future” e derivati, ha creato, in collaborazione con Nasdaq, il primo contratto collegato ai prezzi dei diritti sull’acqua in California. Lo scopo è quello di aiutare le aziende agricole e le imprese industriali a proteggersi dai rischi economici legati alle carenze idriche derivanti dall’eccesivo sfruttamento di questa risorsa.

“Cosa potrebbe esserci di più catastrofico che scommettere sull’approvvigionamento alimentare mondiale?”, si è chiesto Frederick Kaufman, professore della Graduate School of journalism della City University of New York, “questa è una tecnica perfetta per i guadagni delle multinazionali che sono i soggetti più forti in campo , decise a generare entrate da qualcosa di cui nessuno può fare a meno”, continua Kaufman. “Il problema idrico – conclude – esiste ma non può essere risolto destinando l’acqua a uno dei meccanismi più pericolosi degli ultimi anni, il mercato dei titoli derivati”.

Foto di Jerzy Górecki da Pixabay

Lascia un commento