Mi ritiro, anzi no!
Spesso i politici italiani hanno il vizio di non capire mai quando uscire di scena, da Renzi a Berlusconi fino ad arrivare a Donatelli.
Si contano sulle dita di una mano i politici che si sono ritirati a vita privata per scelta e non per sconfitte elettorali.
Tornando a Francesco Donatelli, prima afferma di non volersi più candidare e poi, dopo i sussulti d’amore del PD locale, decide di rimettersi in gioco per l’ennesima volta in quarant’anni.
Non c’è nulla di male siamo in democrazia e tutto è legittimo, fino a quando è lecito.
Ma c’è un però!
Donatelli critica la pagliuzza negli occhi degli altri e non si rende conto della trave che ha nei suoi.
Negli ultimi quarant’anni (quasi mezzo secolo, eh) è stato consigliere, svariate volte assessore e vice sindaco, insomma un curriculum vitae da invidiare, se non fosse per gli innumerevoli insuccessi amministrativi con i quali ha condizionato per anni la nostra città.
È stato il principale protagonista della decadenza del centro storico, dello stallo venutosi a creare sul centro servizi per l’agricoltura e non ci siamo nemmeno dimenticati quando a Grottaglie, per fare largo a scelte politiche scellerate, sparivano dalle carte vincoli paesaggistici grandi quanto palazzi.
Per non parlare del periodo in cui i cittadini stazionavano davanti alla discarica, affermava infatti che gli accampamenti erano irregolari perché l’unico obiettivo per lui era smontare la protesta.
Mai un atto concreto sulla questione aeroporto e né tantomeno sulla questione sanitaria, tant’è che adesso si ricandida con il partito che per puro tornaconto elettorale ha svenduto l’ospedale; per non parlare dell’emergenza sanitaria venutasi a creare nella nostra provincia per colpa di alcune politiche d’acciaio tanto care al partito democratico.
Donatelli è così, quando si tratta di lasciare la scena non sa come e quando farlo, annuncia timidamente il ritiro, poi ricompare facendo finta di fare un passo indietro, ma poi prende la rincorsa perché l’obiettivo è stare sulla scena e basta.
Purtroppo questa è la triste storia di un veterano della prima Repubblica, ma anche di un partito che a livello locale ha difficoltà a trovare candidati e che ancora non sa quale sia la sua identità politica.