La consapevolezza della necessità di un’agricoltura sostenibile è molto cresciuta in Italia negli ultimi anni, e con essa la pratica di metodi colturali biologici, che si basano su di un principio teso ad evitare di fare ricorso a prodotti chimici di sintesi, tanto sul terreno che sulle piante e sui frutti. Tale principio vale anche per la viticoltura, comparto che presenta oggi una componente significativa di produttori di vini ottenuti da uve biologiche.
Il Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto racchiude ciò che significa il mestiere del vignaiolo, inteso non più solo come produttore di vino, ma anche come motore attivo per un’agricoltura che promuova una crescita culturale, economica e sociale, etica e armonica sul territorio. Si tratta di valori fondanti dell’approccio biologico, come il rispetto del suolo, il rifiuto dei pesticidi, la difesa della biodiversità. La viticoltura deve sentire ancor di più i temi della sostenibilità ambientale e della conservazione della biodiversità forte del legame diretto con il territorio e della vocazione conviviale propria del vino.
Slow Food ha voluto avviare un progetto a lungo termine che ci porterà nei prossimi anni a costruire una rete attiva di vignaioli e appassionati destinata alla creazione di una comunità che si riconosce e promuove un vino buono, pulito e giusto.
Sono questi alcuni degli aspetti – dichiara Franco Peluso, fiduciario della Condotta Slow Food Grottaglie Vigne e Ceramiche – che affronteremo nel corso dell’evento “Il mondo del vino biologico è sempre più donna” in compagnia di Annamaria Bruni ed Enrica Trinchera dell’azienda Vetrère – i vini del Salento”.
Sotto la guida esperta di Giuseppe Barretta, esperto enogastronomico, ripercorreremo la storia della Cantina che cui origini risalgono al 1600.
La sua filosofia si inscrive in un ecosistema più ampio fatto di ambiente, qualità, cultura. Vetrère ha scelto la strada dell’energia pulita ed è in grado di soddisfare il suo fabbisogno energetico in completa autonomia. L’energia elettrica è prodotta dai pannelli solari che ricoprono la cantina e gli uffici, e dalla generosità del sole della Puglia. Una caldaia a biomasse genera il calore che serve alla tenuta: i vinaccioli vengono fatti essiccare naturalmente d’estate per essere il combustibile naturale d’inverno.
Dopo un’intensa attività di monitoraggio, Vetrère presenta in anteprima due etichette nella versione biologica: Taranta (Malvasia e Negroamaro Salento Rosato) e Finis (Chardonnay). Sarà Giuseppe Barretta che condurrà la degustazione con il prezioso contributo di Annamaria per farci conoscere, oltre Taranta e Finis, la produzione di primitivo che porta il magico nome di Livruni. Una realtà pugliese fatta di donne che investe molto nella ricerca delle materie prime, nella salvaguardia del suolo e nella costante tutela della biodiversità. Nei campi vengono coltivati ceci e lenticchie bio oltre il grano della varietà Senatore Cappelli utilizzato per la produzione di pasta a marchio Vetrère.
“L’azienda agricola Vetrère – conclude Peluso – è un’eccellenza del mondo vitivinicolo pugliese la cui attività si concentra non solo sul prodotto e sulle sue caratteristiche ma anche nella valorizzazione dei propri collaboratori, incoraggiandone la crescita professionale e sia attraverso un’attenta cura dei terreni e delle varietà coltivate nel rispetto e nella salvaguardia della biodiversità.“