Il 27 gennaio ricorre la Giornata della memoria. Istituita nel novembre del 2005 dalle Nazioni Unite, è una giornata nella quale si ricordano le vittime dell’olocausto.
La scelta della data non è casuale, perché il 27 gennaio 1945 le truppe dell’armata rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. La scoperta del campo di concentramento rivelò al mondo la crudeltà del genocidio nazifascista, mostrandone i testimoni e anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati nei lager.
Ogni anno in Italia, come nel resto del mondo, si ricordano le vittime di uno dei periodo più bui dell’umanità attraverso iniziative, eventi, programmi televisivi, ecc. Quest’anno, a causa delle restrizioni dovute al contenimento dell’epidemia, tutto sarà ridimensionato.
Per questo motivo, e non solo, si consiglia la lettura di tre testi che, secondo il parere di chi scrive, si ritengono d’aiuto per comprendere quel periodo storico.
I titoli che di seguito verranno consigliati sono: Se questo è un uomo di Primo Levi, La banalità del male di Hannah Arendt, Diario di Anne Frank.
Se questo è uomo è un’opera dello scrittore italiano Primo Levi, scritta tra il 1945 e il 1947 e racconta la testimonianza dello scrittore che fu deportato nel campo di Monowitz, lager satellite del complesso di Auschwitz.
Il testo, scritto splendidamente, racconta tutto il processo di “spersonalizzazione” che si realizzò nei campi di concentramento; racconta la tragica esperienza di un internato che ha visto morire degli esseri umani davanti ai propri occhi; un libro che trasmette tutto il dolore e la paura che si respirava in quei luoghi.
Il testo di Levi ci racconta della “trasformazione” in carnefici da parte di altri internati, ci insegna che l’uomo, quando è in difficoltà, tende a salvaguardare se stesso, che in quei luoghi e in quelle situazioni la solidarietà tra esseri umani è una merce rara.
Un pugno nello stomaco, che ricorda a tutti e tutte che c’è stato un tempo in cui un uomo ha pensato, e realizzato, lo sterminio di milioni di persone.
La banalità del male è un testo scritto dalla filosofa Hannah Arendt, racconta il processo a Adolf Eichmann (militare, funzionario e criminale di guerra tedesco, uno dei maggiori responsabili dello sterminio degli ebrei), avvenuto nel 1961 a Gerusalemme. La Arendt seguì il processo come inviata del “New yorker”, infatti il testo nasce proprio dagli articoli che lei scrisse per il giornale.
Nel testo, la filosofa ci racconta dell’atteggiamento di Eichmann che si descrive un funzionario che ha “semplicemente” obbedito agli ordini dei suoi superiori. Proprio da qui nasce il concetto di “banalità del male”: un male più terribile perché i loro servitori sono solo dei grigi burocrati, dei tecnici che eseguono, non sono in grado di ideare il male. Questo testo ha il pregio di porre numerose domande, anche scomode, che mettono in crisi la morale di ognuno di noi: un essere umano può fare del male senza essere malvagio? Si possono compiere azioni orribili senza avere cattive intenzioni?
Dal racconto della Arendt emerge la figura di Eichmann totalmente ridimensionata, è rappresentato come un uomo che entra e fa parte del partito nazista solo per scopi personali senza una particolare convinzione ideologica; un uomo senza coscienza che, secondo la filosofa, era incapace di comprendere che stesse facendo qualcosa di sbagliato.
È importante leggere l’opera della Arendt perché pone quesiti, solleva questioni morali, un testo che aiuta guardare tutto con “occhio” diverso.
Il Diario di Anne Frank è il diario scritto dall’omonima ragazzina. Racconta la sua vita dal 1942 al 1944 e in questo diario, chiamato affettuosamente Kitty, Anne Frank racconta la fuga dalla propria abitazione verso un rifugio insieme alla sua famiglia in compagnia di altre persone.
Il diario rappresenta gli umori, i sentimenti e i pensieri di una comune ragazzina alle prese con i litigi familiari; una ragazzina che pensa a quando avrà il primo ciclo mestruale, che sente di non essere capita da nessuno; una ragazzina con un bel carattere che si scontra con la convivenza forzata con altra gente; una ragazza alle prese con la scoperta della sessualità e del suo corpo. Eppure, in tutta questa “normalità”, si legge la consapevolezza di vivere in un contesto storico particolare; si legge la preoccupazione per le condizioni delle sue compagne di scuola; si legge il continuo pensiero a chi non è riuscito, come lei, a trovare un rifugio; si legge l’empatia di Anne verso chi è rimasto per strada, una sorta di senso di colpa e contemporaneamente di riconoscenza della sua “fortuna”. Un testo utile per vedere la tragedia dal punto di vista di una ragazzina, che potrebbe essere chiunque di noi.
Consapevole dei limiti che rappresentano questi tre testi, sono personalmente convinta che possano essere un aiuto per chi vuole approfondire questa tematica; un periodo che non stanca mai di raccontare cosa è stato in grado di fare l’essere umano; un tema che ricorda ogni giorno che l’odio produce mostri; un tema che rende attuale, oggi più che mai, il monito di Vittorio Arrigoni: RESTIAMO UMANI.