La crisi economica è un momento storico in cui la crescita finanziaria subisce un rallentamento o, nella peggiore delle ipotesi, una contrazione. Questa condizione solitamente è ciclica, avendo un inizio ed una fine.
L’ultima è del 2008 e, quando pensavamo di esserne usciti, la pandemia ha reso quella che doveva essere una condizione limitata nel tempo, strutturale.
Nonostante queste situazioni di decelerazione economica colpiscano quasi tutte le Nazioni indistintamente, ogni singolo Stato le affronta in modo differente con altri esiti temporali. La Germania, per esempio, ha strumenti e struttura differenti dall’Italia per tornare alla crescita.
Partendo da questo, il nostro territorio ha dinamiche interne che impongono velocità diverse per affrontare il rallentamento economico e storicamente il meridione d’Italia ha indicatori economici e sociali peggiori del settentrione che hanno favorito, nel corso degli anni, migrazioni internazionali; l’emergenza sanitaria poi, con il conseguente momento di difficoltà economica, ha accentuato le disparità territoriali che preannunciano dubbi sulla ripartenza dell’Italia ma soprattutto del nostro Sud.
In questo contesto, gli elementi da considerare sono molteplici e non solo economici, ma anche sociali e culturali ed oggi più che mai la questione meridionale è un argomento attuale, da affrontare e da risolvere.
Il futuro delle nuove generazioni deve essere messo al primo posto ed al momento non ci sono i migliori presupposti per dare una prospettiva ottimistica ai nostri figli.
La politica ha una responsabilità e deve avere come priorità lo sviluppo strutturale del Mezzogiorno d’Italia, non possiamo più aspettare e tocca anche a noi cittadini pretendere scelte adeguate al miglioramento delle condizioni del nostro Sud.
