“Direttrice della struttura”, “chirurga”, “funzionaria” accanto al più diffuso “infermiera”: non più formule generiche al maschile ma, nel caso in cui il ruolo sia ricoperto da una donna, l’uso del linguaggio di genere e non sessista che non riproponga gerarchie, pregiudizi e aspettative sulla base del genere. Sono soltanto alcune delle raccomandazioni contenute nella delibera approvata dalla ASL di Taranto e che mira a declinare il linguaggio in tutti gli atti amministrativi per tutelare le pari opportunità e promuovere la cultura di genere.
Le linee guida, realizzate in collaborazione con il Comitato Unico di Garanzia CUG per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, mirano a non utilizzare più il “maschile generico”.
“Il rispetto delle pari opportunità è un tema per noi importante – ha dichiarato il Direttore generale della Asl Taranto Vito Gregorio Colacicco – e l’uso di un linguaggio rispettoso delle differenze di genere, in sintonia con le indicazioni europee e nazionali, è un elemento essenziale del percorso di valorizzazione delle lavoratrici. Queste linee guida sono un utile strumento per promuovere un percorso di cambiamento sociale e culturale che tenga conto della presenza delle donne in ogni ruolo e le riconosca per la loro specificità.”
La proposta era partita dal CUG che, nella scorsa primavera, aveva organizzato un corso dedicato utile non solo per la formazione del personale ma anche per l’avvio della discussione sul tema.
Maria Teresa Coppola, presidente del CUG ha spiegato che “nonostante la massiccia presenza di donne in Asl Taranto, molte anche con ruoli di responsabilità e comando, il tema del linguaggio di genere è completamente nuovo qui da noi . Grazie al corso prima e al lavoro su queste linee guida poi, abbiamo cercato di scardinare quella falsa credenza della neutralità del maschile. Parte da qui il percorso di rimozione degli stereotipi di genere, delle formule sessiste che, per quanto comuni e diffuse, celano pregiudizi sociali, culturali e sessuali, favorendone la trasmissione anche attraverso atti formali.”