Se si sta a guardare quello che tv e cinema hanno passato negli ultimi decenni, sembrerebbe che quelli che si autodefiniscono “americani” siano i “buoni” mentre la verità, sulle basi della formazione degli USA per come sono oggi, si aggira al contrario nel sangue che i bugiardi e traditori, oltre che vigliacchi coloni, fecero scorrere uccidendo masse enormi di indiani americani, direttamente o indirettamente.
Prima dell’arrivo dell’uomo bianco, le popolazioni native americane – più di 600 società autonome parlanti oltre 500 lingue – sebbene fossero talvolta in conflitto, intrattenevano contatti le une con le altre attraverso una vasta rete di scambi commerciali. Abituati alle diversità culturali, i nativi accolsero inizialmente con favore gli europei, trattandoli come ospiti. I bianchi, al contrario, li considerarono sempre dei selvaggi.
Il Nord America fu invaso da quegli stati europei che avevano sviluppato tecniche di navigazione avanzate e che godevano dei mezzi necessari per finanziare le spedizioni. I primi tentativi di fondare colonie fallirono, ma dal 1565 in poi spagnoli, francesi, olandesi e inglesi presero piede nel continente. La Russia colonizzò l’Alaska durante il Settecento (ma vi rimase solo fino al 1867, quando la cedette agli Stati Uniti).
Gli europei imposero ai nativi i loro sistemi commerciali, reintrodussero il cavallo (che nel Nord America si era estinto qualche migliaio di anni addietro) e iniziarono progressivamente, con l’utilizzo della forza e dell’intimidazione, ad avanzare pretese – manodopera, territori e conversione religiosa – nei confronti delle popolazioni indigene. In quel contesto, la convivenza pacifica dei primi tempi si sfaldò.
Nel XVII secolo ebbero inizio le guerre indiane, scaturite dapprima tra alcune tribù di nativi americani e i coloni europei, e in seguito con le autorità degli Stati Uniti d’America.
Come si conclusero lo sappiamo tutti: con l’assimilazione dei popoli indigeni e la deportazione di tutte le tribù nelle riserve – stanziate in territori che ai bianchi non interessavano, o perché il clima era troppo freddo o arido oppure perché privi di risorse.
Tra le tribù che scelsero il sentiero di guerra, i Sioux, i Cheyenne, gli Apache e i Comanche opposero la resistenza più tenace.
Il fatto che alcune tribù nemiche non si allearono per combattere gli invasori concesse a questi ultimi un grande vantaggio.
Nel corso di quattro secoli, la popolazione indigena del Nord America passò da 7-10 milioni a meno di 250.000 unità. La decimazione dei nativi non avvenne soltanto con le armi, ma anche attraverso il contagio delle malattie occidentali, la perdita del loro ambiente e il mutare delle condizioni di vita. Occorre precisare che quando si parla di “genocidio dei nativi americani” si fa riferimento al calo demografico e allo sterminio sia degli indiani sia degli indios e degli amerindi del centro-sud America, avvenuto in seguito all’arrivo dell’uomo bianco. In questo caso i numeri sono molto più consistenti e si esprimono nell’ordine di decine di milioni di individui. Oggi forse una svolta, il presidente-eletto Joe Biden ha incaricato Deb Haaland, 60 anni e deputata dem del New Mexico, a guidare l’Interior department, il dipartimento che si occupa della conservazione delle terre federali e delle risorse naturali, nonché dei programmi per le minoranze etniche. Non solo Haaland dirigerà un dipartimento che è direttamente convolto nella vita e nel benessere degli 1,9 milioni di nativi americani che vivono negli Usa, ma avrà un ruolo centrale nel gestire il piano per l’ambiente e il clima — temi su cui si è spesa al Congresso e sui quali le popolazioni indigene di tutto il mondo sono estremamente sensibili e attive anche nell’ambito delle Nazioni Unite. Per i Nativi, il dipartimento dell’Interno è significativo perché sovrintende ai territori federali e alle risorse naturali, che si trovano soprattutto nell’Ovest degli Stati Uniti. Uno dei suoi compiti sarà quello di ripristinare, su questi territori sotto il controllo federale, le tutele che erano venute meno durante l’amministrazione Trump, che li aprì alle miniere e allo sfruttamento petrolifero. Quella di Biden sembra voler essere una politica inclusiva, staremo a vedere sperando che non sia solo un grande circo. A noi ha dato però la possibilità di ricordare quello che fu uno dei più grandi genocidi che la storia possa ricordare e Cristoforo Colombo era italiano.