Alternanza scuola-lavoro: utile o arma letale?

di Ilenia Magazzino

PCTO organizzati senza tener conto degli indirizzi di studio.
L’alternanza scuola lavoro è una modalità didattica innovativa che, attraverso l’esperienza pratica, aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola, testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione, ad orientarne il percorso di studio e di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi.

In sintesi, si può definire come la prima esperienza lavorativa che un/a ragazzo/a affronta nella sua vita. È un percorso obbligatorio, regolato dagli articoli 33 e 43 della legge 107/2015, che prevedono una durata di 400 ore per gli Istituti tecnici e 200 per i Licei. Questo percorso, in teoria, dovrebbe prevedere varie fasi, quali la scelta del percorso formativo, l’incontro con le aziende, lo svolgimento delle attività, la firma del patto formativo e la valutazione (quest’ultima include la descrizione delle competenze e degli obiettivi attesi al termine del percorso, l’accertamento delle competenze in ingresso, la programmazione degli strumenti, le azioni di osservazione, la verifica dei risultati conseguiti e infine l’accertamento delle competenze in uscita). Pertanto, l’acquisizione delle hard e soft skill, durante questo percorso, dovrebbe servire al giovane per la sua futura carriera lavorativa.

Ma è effettivamente cosi? Ad un/a ragazzo/a senza un pizzico di esperienza nel vero mondo degli adulti, basta solo “l’acquisizione” di queste skills per essere davvero pronto/a? O c’è bisogno anche di un percorso psicologico, che consenta al/la ragazzo/a di capire davvero ciò che vuole fare del suo futuro e in che settore riesce meglio?
La risposta viene da sé. Non bastano “lezioni poco più pratiche” affinché lo studente maturi una determinata passione verso un settore ma, se mai si volesse comunque mettere in gioco, quanto valore ha la sua sicurezza?
E proprio in tema di sicurezza, in soli dieci mesi del 2022, ci sono stati già tre morti durante l’alternanza scuola-lavoro proprio perché questa “sicurezza” era inesistente. È inaccettabile che nel XXI secolo un/a ragazzo/a, che ancora non ha conosciuto nulla di quello che è il terreno inesplorato della vita, possa perdere la vita in questo modo al dir poco raccapricciante e immorale.
Questa è la storia di Giuliano De Seta, lo studente diciottenne di Ceggia (Venezia), morto una decina di giorni fa proprio mentre stava svolgendo l’alternanza scuola-lavoro. È deceduto a causa di un politrauma da schiacciamento, con accertata lesività di tipo distruttivo, il cosiddetto sfacelo cranico. A stabilirlo è stata l’autopsia svolta all’ospedale di San Donà dal medico legale Silvano Zancaner. La Procura di Venezia ha nel mirino 4 indagati: il titolare dell’azienda, il tecnico responsabile della sicurezza, la preside dell’istituto di Giuliano e un docente, tutti accusati di omicidio colposo. Giuliano pare che al momento dell’incidente stesse avvitando delle viti vicino alla lastra di metallo del peso di circa due tonnellate.

La poca sicurezza durante i PCTO è uno dei tanti problemi che ha l’alternanza. L’altra pecca, tipica del Mezzogiorno, è l’incompetenza degli Istituti stessi nel proporre progetti in grado di orientare concretamente lo studente e in linea con l’indirizzo di studio scelto dallo stesso. Nulla di educativo e istruttivo nel far fare lo stesso percorso di alternanza a tutti gli indirizzi di un liceo, dal classico al linguistico allo scientifico, che tra di loro hanno una connotazione completamente diversa l’uno dall’altro.

Ora ci si chiede: è una cosa utile al futuro dello/a studente/essa? Serve a capire come si “nuota” all’interno di questo immenso “oceano” che è il mondo del lavoro? Ovviamente no! Manca la voglia, da parte di una porzione della comunità scolastica, di ricercare e seguire le passioni e gli interessi degli studenti. Questo può solo disinteressare i ragazzi ad un’attività obbligatoria con la conseguenza di un’indifferenza e incuranza verso l’attività che si svolge.

L’alternanza, a prescindere da tutte le lacune che si porta dietro, potrebbe anche essere concretamente un’attività di orientamento valida e stimolante ma è necessario lavorare sulla qualità delle attività, altrimenti queste ore di formazione rischiano di trasformarsi in una perdita di tempo, quando va bene, o in una tragedia, quando va male.

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