Siamo a uno snodo decisivo nella vicenda del rapporto tra il nostro territorio e la grande industria. Non ci possiamo permettere di vivere queste giornate divisi. Il destino pare già segnato da un accordo, intercorso tra Governo e Mittal, che non tiene in alcun conto l’opinione del territorio, delle sue Istituzioni e organizzazioni sociali. Non sarà sufficiente l’ennesimo tavolo esclusivamente istituzionale, non sarà produttiva la chiusura al dialogo con le Istituzioni. È il momento della responsabilità, di sedersi intorno a un tavolo provando a creare un fronte ampio, il più ampio possibile, intorno al rifiuto di un accordo irricevibile. Il passo successivo dovrebbe essere aprire, con spirito costruttivo e capacità di confronto, un ragionamento comune sulla pianificazione della riconversione economico-produttiva, che preveda anche il riassetto dell’area industriale. La priorità adesso è fermare un accordo scellerato che si sta per imporre al territorio tutto. Nel 2020 i dati Arpa evidenziano che, nonostante la riduzione della produzione, agenti cancerogeni come benzene, PM10 e PM 2,5 sono aumentati, soprattutto nel perimetro dello stabilimento e nel quartiere Tamburi. Non è possibile accettare che questa situazione prosegua ancora, divisi saremo deboli.
Proviamo a essere una comunità matura e a unire tutti quelli che vogliono provare a fermare un accordo pessimo e sottoscritto senza ascoltare chi ne subirà gli effetti nefasti. Siamo disposti sin da subito a dare il nostro contributo sulla strada della coesione e speriamo che questo appello sia raccolto da Istituzioni, associazioni, parti sociali e forze politiche. Il tempo è adesso.