Maestro indiscusso dell’horror, re di nome e di fatto, il consiglio di lettura di questa settimana è lui: Stephen King con il suo iconico IT.
Pubblicato nel 1986, questo romanzo continua a terrorizzare i cultori, e non solo, di questo genere.
IT è un libro che parla di adolescenza, amicizia, amore, bullismo, disagio familiare, sesso e anche paura, infatti considerando tutte queste tematiche possiamo affermare che si tratta di un romanzo di formazione.
Ma passiamo alla trama. Ambientato nella città di Derry, una città immaginaria nel Maine, il romanzo narra la storia di sette amici, il “club dei perdenti”, che si trovano ad affrontare un’entità non definita (It, appunto) che ogni 27 anni “resuscita” e miete vittime, ma che troverà “pane per i suoi denti” quando si ritroverà di fronte questo gruppo di amici. Gruppo assolutamente eterogeneo: c’è il balbettante Bill, Ben l’intelligente ma anche grasso (caratteristica che lo renderà vittima dei bulli), Beverly l’unica ragazza in perenne conflitto con il padre, l’ irrequieto Richie, l’ ipocondriaco Eddie, Mike un ragazzo nero che vive su di sé le discriminazioni di tipo razziali e Stan un ragazzo ebreo discriminato per la sua religione.
Il testo è diviso in due parti che rispecchiano due periodi temporali, il 1957 e il 1984 rispettivamente l’adolescenza e l’età adulta dei protagonisti.
Seppure con una mole non indifferente (1200 pagine!), questo è un romanzo che cattura completamente l’attenzione del lettore e della lettrice, risulta quasi impossibile abbandonarlo (personalmente durante la lettura di questo libro ho “sofferto” di sonnambulismo).
Gli unici consigli che sento di darvi sono i seguenti: affrontare questo viaggio senza alcun pregiudizio e, ovviamente, prima di vedere il film.
Buona lettura e portate i miei personali saluti a Pennywise.
Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia.
La barchetta beccheggiò, s’inclinò, si raddrizzò, affrontò con coraggio i gorghi infidi e proseguì per la sua rotta giù per Witcham Street, verso il semaforo che segnava l’incrocio con la Jackson. Le tre lampade disposte in verticale su tutti i lati del semaforo erano spente, in quel pomeriggio d’autunno del 1957, e spente erano anche le finestre di tutte le case.
Pioveva ininterrottamente ormai da una settimana e da due giorni si erano alzati i venti. Allora quasi tutti i quartieri di Derry erano rimasti senza corrente e l’erogazione non era stata ancora ripristinata.