Il consiglio di lettura di questa settimana è un grande classico italiano: Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia.
Questo romanzo è ambientato in Sicilia, una regione afflitta da una malattia gravissima: la mafia. La trama, in particolare, ruota attorno ad alcuni omicidi commessi dalla mafia e all’impegno del comandante dei carabinieri Belladi.
Questo è un romanzo che già dalle prime pagine fa capire al lettore e alla lettrice il contesto di svolgimento: l’omicidio in piena piazza di un imprenditore, episodio che ha pochi testimoni in quanto tutti i presenti scapperanno o diranno di “non aver visto niente”.
L’omertà, frequente in alcune località dell’Italia, è la protagonista, anzi l’antagonista, di questo romanzo insieme alla figura del comandante Belladi, un’avversaria contro la quale è quasi impossibile vincere.
Il giorno della civetta, oltre ad essere evidentemente un giallo, è un grande libro di denuncia; Sciascia denuncia l’omertà dei siciliani, la violenza caratterizzante del modo di agire mafioso e soprattutto denuncia la complicità di certa politica con i mafiosi stessi. Ma, e c’è un ma, nonostante tutto ciò ci sono uomini, rappresentanti dello Stato, delle forze dell’ordine, che lottano per distruggere la mafia, mettendo in gioco tutto perfino la propria vita.
Riguardo lo stile di scrittura parliamo di Sciascia, uno dei più grandi scrittori d’Italia del ‘900. Nel testo in oggetto Sciascia non ha “l’accortezza” di presentarci i personaggi ma lascia questo “compito” al lettore e alla lettrice; infatti pur non presentando il singolo personaggio lo caratterizza molto, quindi leggendo il lettore e la lettrice potranno arrivare a comprendere autonomamente chi parla e con chi: ad esempio il comandante Belladi è molto raffinato nel linguaggio e nei modi, a differenza dei carabinieri che sono più popolari.
Il giorno della civetta è il romanzo perfetto per questa stagione perché è scorrevole, interessante (vi terrà letteralmente attaccati alle pagine) e soprattutto scritto divinamente.
“Rincasò verso mezzanotte, attraversando tutta la città a piedi. Parma era incantata di neve, silenziosa, deserta. ‘In Sicilia le nevicate sono rare’ pensò: e che forse il carattere delle civiltà era dato dalla neve o dal sole, secondo che neve o sole prevalessero. Si sentiva un po’ confuso. Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia: e che ci sarebbe tornato.”