Anno nuovo, libro vecchio. Come annunciato nell’ultimo “una bottiglia nel mare”, la rubrica apre il 2022 con il miglior libro letto dalla sottoscritta nel 2021: La città dei vivi di Nicola Lagioia.
Questo testo racconta principalmente dell’omicidio di Luca Varani, avvenuto a Roma nel marzo del 2016 ad opera di Manuel Foffo e Marco Prato. Prima ho scritto principalmente perché il testo ha un’altra protagonista: Roma, la città eterna.
Una città a rallentatore, paralizzata dal traffico, ma anche il grado di regalare attimi di bellezza unici.
Leggendo La città dei vivi, il lettore è in grado anche di scoprire qualcosa in più sull’autore. Lagioia “utilizza” alcuni paragrafi del libro per raccontare un po’ di sé, della sua adolescenza, del disagio adolescenziale, delle sue esperienze “deleterie”. Lagioia tutto ciò lo fa attraverso il suo modo delicato di raccontare, così da portare il lettore sospendere il proprio giudizio.
Tornando all’argomento principale, Lagioia oltre che esporre la verità processuale, pone implicitamente al lettore continue domande, prima fra tutte: è possibile che due persone completamente diverse tra loro, assolutamente “normali”, possano compiere un efferato omicidio solo perché sotto effetto di droga?
Il dato che ha innescato nella sottoscritta un senso di turbamento durante la lettura, è l’impossibilità di dare una spiegazione quanto più razionale al fatto commesso da Foffo e Prato. L’uomo ha sempre cercato, e trovato, una spiegazione a tutto quello che lo circonda. Il bene, kantianamente, ha il suo fine in sé. Ma il male? Ha un fine? Ha una ragione che si può spiegare? Può essere giustificato? Come quando leghiamo Delitto e castigo di Dostoevskij, l’assassino, o come in questo caso gli assassini, ha avuto le sue “buone ragioni”?
Lagioia ne La città dei vivi è stato bravissimo a fare ciò che fa la letteratura: offrire interrogativi ma senza risposte. Sicuramente è un libro per chi vuole immergersi nell’abisso della mente umana. Un libro che però parla anche di altro: della situazione carceraria italiana, dell’assenza delle donne nella vicenda, della mancanza di incontro tra le famiglie coinvolte, del giornalismo e soprattutto parla di quanto sia labile il confine tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ma anche un manifesto dedicato a Roma, la città simbolo (forse al pari di Napoli) di continue contraddizioni.
La città dei vivi è disponibile anche in un podcast omonimo scritto sempre da Nicola Lagioia e prodotto da ChoraMedia, un’esperienza che vi consiglio indipendentemente dalla lettura del testo.
Nessun essere umano è all’altezza delle tragedie che lo colpiscono. Gli esseri umani sono imprecisi. Le tragedie, pezzi unici e perfetti, sembrano intagliate ogni volta dalle mani di un dio. Il sentimento nasce da questa sproporzione.