Si è tenuta oggi, nell’aula Alessandrini del Tribunale di Taranto, la seconda udienza del processo che vede imputati sei ex dirigenti dell’Ilva per la morte di Lorenzo Zaratta, il bambino di 5 anni strappato alla vita da un tumore al cervello nel 2014.
Davanti alla giudice Anna Lucia Zaurito, al PM Mariano Buccoliero e agli avvocati difensori, il papà di Lorenzo, Mauro Zaratta, ha ripercorso i brevi anni di vita del figlio, dalla nascita alla scoperta del tumore a soli tre mesi, fino al tragico epilogo.
“La morte di Lorenzo è un’ingiustizia che dovrebbe pesare sulle coscienze di molti”, hanno dichiarato i rappresentanti dell’associazione “Giustizia per Taranto”, presenti in aula a sostegno della famiglia Zaratta. “Siamo qui per chiedere verità anche per tutti coloro che sono morti e che continuano ad ammalarsi per colpa dell’inquinamento e della ricerca del profitto a ogni costo”.
Il processo, che ha già visto due rinvii per omessa notifica, assume un valore simbolico per l’intera comunità tarantina, da anni alle prese con le drammatiche conseguenze dell’inquinamento industriale.
Alla sbarra ci sono Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento Ilva, Marco Andelmi (ex responsabile dell’Area Parchi Minerali), Ivan Di Maggio (ex capo dell’Area Cokerie), Salvatore De Felice (ex responsabile dell’Area Altiforni), Salvatore D’Alò e Giovanni Valentino (ex capi delle due Acciaierie).
La speranza è che questa volta la giustizia faccia il suo corso e che la famiglia Zaratta ed i tarantini possano finalmente ottenere giustizia.
Il processo dovrà stabilire se le emissioni dell’ex Ilva siano collegate alla malattia e alla morte di Lorenzo Zaratta.