Sull’Ex-Ilva serve un’operazione verità. Le dichiarazioni dell’Europarlamentare tarantina, Rosa D’Amato. Fitto tratta con ArcelorMittal senza Invitalia

“I lavoratori tarantini hanno ragione. E fanno bene a manifestare a fronte di un insopportabile tira e molla sul loro futuro”. Inizia così il lungo post scritto su Facebook dalla Europarlamentare tarantina, Rosa D’Amato.

“La vertenza ex Ilva – continua – è una sfiancante sequenza di pareri contrastanti sul futuro di migliaia di famiglie tarantine, pugliesi, lucane e calabresi che gravitano dentro e fuori la produzione diretta e indiretta nello stabilimento tarantino. Impianto che, spegnendosi lentamente, rischia di lasciare sparsi pesantissimi detriti ambientali e sociali”.

“Essere dalla parte dei lavoratori – spiega ancora – significa, però, dire la verità sino in fondo. Una verità che in tanti conoscono ma che in pochi hanno il coraggio politico di sostenere. Ilva va chiusa e questo non significa chiudere la porta ai suoi dipendenti e a quelli dell’indotto. Anzi, amministratori e governanti lungimiranti dovrebbero mostrarsi realmente capaci di proporre percorsi fattibili, sostenibili e ad alto tasso di occupabilità a garanzia quantomeno degli attuali assetti lavorativi”.

Secondo l’eurodeputata, la famigerata decarbonizzazione non esiste così come viene sbandierata da troppo tempo e da troppi esponenti politici e istituzionali. Non esiste la possibilità di ambientalizzare producendo acciaio con l’utilizzo del gas. Perché il gas è un fossile e contiene carbonio. Dunque, decarbonizzare utilizzando ciò che invece si dichiara di voler eliminare è un controsenso.

Per la D’Amato l’unica possibilità di “decarbonizzare” l’ex-Ilva significa invece rinunciare al fossile, utilizzando l’idrogeno.

Intanto, i lavoratori non hanno alcuna risposta certa, continuano a lavorare in condizioni di sicurezza precarie – proprio qualche giorno fa, nello stabilimento di Cornigliano i vagoni sono deragliati su una linea ferroviaria interna, il terzo incidente in 11 giorni nello stesso stabilimento – mentre l’azienda valuta, per scongiurare l’interruzione della fornitura di gas, una nuova linea di credito da 450 milioni di euro, che ricomprenda anche il rifinanziamento della linea da 250 milioni concessa da UniCredit e scaduta senza essere rimborsata.


Nel frattempo, come anticipato da Affari & Finanza, il Ministro Raffaele Fitto e ArcelorMittal, nelle scorse settimane e senza alcuna informativa al socio pubblico Invitalia, sembrerebbe aver sottoscritto un accordo di 5 miliardi per il rilancio dell’azienda.
Come riporta Repubblica, Invitalia avrebbe inviato ai vertici di Acciaierie una missiva che non lascia spazio sul mancato coinvolgimento della stessa: “Dobbiamo rilevare come solo in data 16 ottobre si è potuto avere formale notizia e conoscenza da parte del cda della sottoscrizione di un MoU – scrive l’ad Bernardo Mattarella – . Sottoscrizione avvenuta l’11 settembre senza che ne fosse data comunicazione e preventiva informazione al cda della holding capogruppo”.

Un problema di mancata trasmissione, secondo Invitalia: “Lo stesso rappresentante del socio privato, in occasione delle riunioni consiliari del 21 settembre e del 16 ottobre non ha fornito alcun dettaglio in proposito pur essendo stato personalmente firmatario del medesimo Mou”, prosegue la lettera.

E ancora: “Nelle stesse occasioni e nel corso di colloqui informali con il medesimo socio privato, si è potuto constatare che sarebbero stati redatti e consegnati documenti programmatici citati nel Memorandum senza che gli stessi, ancora una volta, fossero stati messi a disposizione o precedentemente concordati con il cda della holding e con Invitalia, nella sua qualità di socio pubblico chiamato a contribuire allo sviluppo della società. Circostanze queste che, qualora confermate, determinano inevitabilmente il sorgere di precise responsabilità”.

Lascia un commento