Solo nel 2017, con la Legge 110, viene introdotto nell’ordinamento italiano il Reato di tortura. La Legge con grandissimo ritardo viene approvata a seguito della condanna inflitta il 7 aprile 2015 allo Stato italiano da parte della IV sezione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, nel caso Cestaro contro Italia – ricorso numero 6884/11 – per i fatti avvenuti durante le manifestazioni contro il G8 di Genova nel 2001, dove le Forze di Polizia italiane si resero responsabili di atti di tortura e trattamenti inumani nei confronti di alcuni manifestanti. Anni e anni di processi nei quali i responsabili non vennero mai puniti proprio a causa di un vuoto legislativo.
Probabilmente, se non ci fosse stato questo vuoto anche la dinamica del processo Cucchi sarebbe stata diversa. Oggi, questa conquista di giustizia e civiltà viene messa in discussione da una proposta di legge a prima firma di Imma Vietri (Fratelli d’Italia) e che intende, di fatto, abrogare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale, che introducevano il reato, e lasciare solo un’aggravante all’articolo 61 del codice penale.
“L’incertezza applicativa in cui è lasciato l’interprete” con la legge del 2017, “potrebbe comportare la pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all’ applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l’esercizio delle proprie funzioni – illustrano i firmatari nella relazione delle Pdl – è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica”. Se non si abrogassero gli articoli 613-bis e 613-ter, si legge nella loro proposta, “potrebbero finire nelle maglie del reato in esame comportamenti chiaramente estranei al suo ambito d’applicazione classico, tra cui un rigoroso uso della forza da parte della polizia durante un arresto o in operazioni di ordine pubblico particolarmente delicate o la collocazione di un detenuto in una cella sovraffollata”. “Il rischio di subire denunce e processi strumentali – spiegano i deputati di FdI – potrebbe, inoltre, disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine”.
Un liberi tutti. Liberi di arretrare nel campo dei diritti umani che non può essere giustificato con “la Polizia non può fare il suo dovere”. Un concetto abbastanza deviato di quello che sia il “dovere” della Forze dell’Ordine?! Insomma, stiamo affermando che le forze dell’ordine avrebbero bisogno di torture per poter svolgere al meglio il loro lavoro.
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, a margine della presentazione del Rapporto 2022-2023 sulle violazioni dei diritti umani nel mondo ha commentato la notizia dicendo che “per fare passi avanti in tema di diritti umani ci vuole fatica, ci vuole sudore, ci vuole sangue per fare passi indietro ci vuole un attimo”.
La 110 non è una Legge di “bandiera”. Non è stata una battaglia della sinistra o della destra. È stata la lotta – per la giustizia e per i diritti – di chi la tortura l’ha provata sulla propria pelle. Un Legge imprescindibile in uno Stato di Diritto.