La tragedia della Marmolada del 3 luglio scorso, quando un grosso blocco di ghiaccio si è staccato dal gruppo montuoso travolgendo a 300 km/h due gruppi di escursionisti provocando 11 vittime e otto feriti, porta brutalmente al centro del dibattito pubblico il tema del cambiamento climatico.
Non solo. Già da questa settimana le temperature miti che hanno interessato tutta l’Italia faranno spazio ad un’ondata di calore più violenta di quella appena passata.
Il cambiamento climatico non è più uno scenario futuro, ci siamo dentro.
Da maggio è un susseguirsi di anticicloni africani: caldo, siccità e fiumi in secca. E sott’acqua non va di certo meglio! A giugno nel Mediterraneo si sono registrate temperature superiori di 5°C alla media per tre settimane e, considerando le previsioni dei meteorologi, non c’è da stare tranquilli: sarà un’estate rovente anche sott’acqua con impatti devastanti non solo sulla biodiversità marina ma anche e soprattutto sulle nostre vite.
Ancora. Bassa umidità, caldo estremo e vegetazione secca sono il mix perfetto per dar vita rapidamente ad un incendio. Danni inestimabili ai coltivatori, che si trovano a fare i conti non solo con la carenza di acqua ma anche con gli incendi triplicati rispetto alla media storica. L’allarme arriva dalla relazione di Coldiretti, che punta il dito sulla situazione drammatica cui stiamo assistendo a causa del cambiamento climatico.
Nella scorsa settimana solo in Puglia sono stati oltre mille gli ettari andati in fumo in cinque incendi diversi che hanno interessato il Foggiano e il nord Barese.
Episodi violenti, come quello avvenuto sulla Marmolada, purtroppo sono destinati a ripetersi e persino diventare più frequenti se le temperature continueranno a salire.
Il cambiamento climatico è molto più grave e imminente di quanto teorizzato e forse non è più il tempo di parlare di “cambiamento”, ormai siamo in una vera e propria “emergenza climatica”.
L’ultima valutazione dell’Onu afferma che ci rimane una breve finestra di tempo se vogliamo evitare la catastrofe ambientale. La vicesegretaria generale dell’Onu, Amina Mohammed, ha avvisato – “A meno che i Paesi non intensifichino l’azione di prevenzione e riduzione dei rischi, il mondo subirà 1,5 disastri di medie e grandi dimensioni ogni giorno fino alla fine del decennio”.
Bisogna adottare strategie politiche urgenti ma occorre soprattutto aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento di tutti i cittadini per evitare il peggioramento del cambiamento climatico, l’aumento dei problemi economici e sociali e lo scoppio di nuove crisi sanitarie. Ma soprattutto, bisogna comprendere che non è l’ambiente, la natura a doversi adattare all’uomo ma il contrario e, soprattutto, che le calamità di oggi sono figlie dei comportamenti errati, nel tempo, dell’uomo.