“Sì alla famiglia naturale, no alla lobby Lgbt, sì alla identità sessuale, no alla ideologia di genere, sì alla cultura della vita, no a quella della morte”. Nel mese del Pride Month, dedicato all’orgoglio gay, alla parità di diritti di genere e all’amore in ogni forma, la leader di Fratelli d’Italia è intervenuta sul palco di Vox, il partito di estrema destra spagnolo alleato in Europa con Fratelli d’Italia, per sostenere la candidatura di Macarena Olona alla presidenza dell’Andalusia.
La leader del centro destra nel suo discorso ha semplificato temi tutt’altro che semplici facendo una semplice lista di sì e no. “Sì alle frontiere sicure, no alla immigrazione massiva”. E ancora: “Sì al lavoro per i nostri cittadini, no alla finanza internazionale, Sì alla sovranità del popolo, no ai burocrati di Bruxelles, sì alla nostra civiltà e no a chi vuole distruggerla”.
Sui social, dove il video è stato condiviso e ricondiviso, è scoppiata subito la polemica. Su Twitter Alessandro Zan ha scritto: “La teoria del complotto di una lobby gay che mirerebbe a sovvertire l’ordine naturale assomiglia drammaticamente ai più terribili discorsi d’odio del fascismo contro presunte “lobby ebraiche”. Alimentare paure per il consenso è criminale”.
Dall’altra parte la Meloni, con un video pubblicato su Facebook, annuncia di querelare tutti. “Probabilmente delusa dal fatto che ormai gli italiani non sono più disposti a credere alle loro storie, una sinistra totalmente allo sbando passa le sue giornate a insultarmi e a mistificare le mie dichiarazioni. Nella vita mi sono sempre assunta le mie responsabilità, è ora che lo facciano anche gli altri. Querelerò chi ha raccontato falsità. Vediamo – continua la leader di Fratelli d’Italia – se in questa Nazione si può ancora non essere di sinistra senza rischiare di diventare vittime dello spostato di turno grazie alle loro campagne d’odio”.
In Italia si continua a “categorizzare” l’orientamento sessuale come una questione di appartenenza politica, forse è proprio per questo che le tematiche LGBTQIA+ vengono inserite sempre marginalmente nelle agende politiche.
Il nostro Paese democratico e laico, che riconosce costituzionalmente pari dignità sociale e uguaglianza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, consente alla nostra classe politica di esprimersi con termini apertamente omotransfobici diventati ormai parte integrante del dizionario di molti rappresentati istituzionali.
È una realtà assurda che ci fa comprendere quanto ancora abbiamo bisogno e necessità di sostenere lotte culturali e sociali per far riconoscere “semplicemente” dei diritti. Per un Paese che vuole essere solo civile.