La campagna elettorale per le amministrative a Grottaglie è iniziata. Dai primi scorci si delinea una campagna dai toni accessi ma abbastanza vuota di contenuti politici, considerato il parterre degli sfidanti dell’attuale Sindaco.
Da quella che è la campagna di comunicazione messa in atto, balza agli occhi come qualcuno abbia inteso la propaganda alla carica di primo cittadino come la corsa per migliore attore non protagonista e qualcun altro come i provini per il prossimo spot pubblicitario di una gioielleria. Insomma a contenuti siamo ancora a zero.
Poi abbiamo chi ha scelto di non utilizzare i social e chi invece continua la sua comunicazione quasi poco interessato degli avversari.
Considerato il contesto attuale e la costante crescita nell’utilizzo dei social per informarsi, che non riguarda solo i giovani, sarà una campagna elettorale spostata nella piazza Facebook ed instagram.
La domanda è: quanto sarà aperta al confronto?
Una domanda lecita se più lettori ci segnalano di aver interagito su pagine pubbliche di alcuni candidati sindaco e, a domande più tecniche o libere espressioni di dissenso, hanno visto i loro commenti cancellati e subito dopo sono stati bannati dalla pagina per poi essere contattati in privato con accuse più o meno fantascientifiche o sentenze del tipo “tu puoi commentare, tu non puoi commentare“.
Ed infatti siamo andati ad analizzare queste pagine e quello che balza subito agli occhi è che la quasi totalità dei commenti sono “positivi” e “di parte”, cosa che sui social, tranne se non sei il Papa, è abbastanza difficile soprattutto se parliamo di politica.
Non diciamo che l’atteggiamento sia totalmente anti-social ma insomma crediamo che, tranne in situazioni di palesi insulti, la situazione possa essere tranquillamente gestita aprendo un dialogo sano ed intelligente sull’argomento oggetto del commento.
Quando si sbarca sul social si dovrebbe sapere che gli stessi vengono utilizzati dalle persone per condividere contenuti testuali, immagini, audio e video consentendo la creazione e lo “scambio” di contenuti generati dagli utenti.
Appunto: lo scambio. Se questo viene a mancare probabilmente si è scelto il mezzo sbagliato o si vuole in qualche modo “fregare” l’utente.
Se non si sanno gestire fan o follower è davvero interessante capire, nella vita reale, se mai queste persone dovessero diventare Sindaco come intendano gestire i cittadini, che ovviamente non saranno gentili, con un linguaggio appropriato e soprattutto “di parte”.
Chiuderanno la porta a chiave, aspettando che sfiancati i cittadini vadano via e non ritornino più per chiedere udienza con il primo cittadino?
Negli ultimi anni abbiamo inflazionato il termine “moderato” fondamentalmente perché schierarsi, a destra o sinistra, presuppone una coscienza e conoscenza politica. Ma anche perché il “moderato”, non essendo “né carne né pesce”, prende nel mucchio i delusi di entrambi gli schieramenti.
Ma poi basta così poco per far emergere la vera essenza di questi “politicanti” che al primo commento negativo, o che richieda una presa di posizione politica ed una conoscenza amministrativa, nascondono tutto sotto al tappeto o ti sbattono la porta in faccia perché non possono rischiare di manifestare pubblicamente la propria difficoltà “moderata”. La soluzione? Trasformarsi negli “anti moderati social“.
E allora che senso ha sbarcare sui social quando di “social” nel modo di agire c’è davvero poco?
È vero, il dibattito politico sui social il più delle volte diventa un enorme sfogatoio con commenti carichi di insulti. Ma se la critica si esercita in maniera educata può essere solo l’occasione per far emergere ancor di più le proprie posizioni politiche ed amministrative. Sarà, come sempre, il cittadino a fare le sue valutazioni!